Si chiamano « friktories » (in greco ‘φρυκτωρίες’) oppure «cumuli» e si tratta di un sistema di comunicazione e di difesa, una rete estesa di trasmissione di segnali (luce di notte e fumo di giorno), la prima usata dalla civiltà occidentale, applicata dai Minoici in Creta.
In effetti, erano costruzioni coniche, abbastanza alte (più alte degli alberi), basate sulla terra (sulle colline e le montagne per approfitarsene della altezza ma anche per i sentieri minoici) e funzionavano con fuoco e torce per mandare dei messaggi codificati alla velocità della luce.

Furono costruite in Creta durante il periodo dei primi palazzi (1900-1700 a.C.) e furono estesi per servire una costiera di 1.100 kilometri. I Minoici avevano paura delle invasioni sulla loro isola, al centro della quale c’era, all’epoca, una foresta densa che proteggeva gli aggressori. L’idea delle «friktorie», i fari terrestri di quel tempo, era di illuminare la notte come se fosse giorno e di scambiare informazioni per quanto riguarda la sicurezza, da una parte dell’isola fino all’altra, per scoprire se ci sono aggressori e per controllare le strade, per assicurare il movimento dei prodotti nell’isola e proteggere l’isola così ricca.

Le costruzioni lungo il litorale funzionavano anche come fari e si poteva vedere fino al fondo del mare grazie alla loro luce. Inoltre c’era un contatto visivo fra le costruzioni alla costa del nord e quelle alla costa del sud.

Una «friktoria» era alta 3-8 metri e aveva un diametro di base di 15-47 metri. Era costruita di terra e pietre e le persone che se ne occupavano erano abitanti delle zone circonstanti.

Le «friktorie» sono la prova che la prima civiltà europea, quella minoica, era diventata molto importante e si era affermata grazie alla costruzione di opere tecniche e infrastrutture che erano uniche.

Recentemente, Nikos Panagiotakis, l’archeologo che ha scoperto (il 1983) e si occupa di questo sistema di segnali luminosi (sono più di 140), ha scoperto inoltre due costruzioni all’est dell’isola, presso la regione di Agios Nikolaos.

 

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