Il nostro paese riceve un nuovo importante riconoscimento Unesco. Rebetiko –la musica popolare greca urbana delle classi più povere della prima metà del 20 ° secolo- entra  questo mese nella Lista dei rappresentanti del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCOScelta dal Comitato intergovernativo dell’ente ONU, la “viva tradizione musicale” Rebetiko è stata apprezzata soprattutto per il suo “forte carattere simbolico, ideologico e artistico”. Rebetiko si riferisce non solo alla musica, al canto, alla danza ma anche (soprattutto nel passato) a un particolare atteggiamento e ad un modo di vivere: la vita degli emarginati, dei vagabondi e degli sfollati, ma anche delle classi lavoratrici in grandi città della Grecia appena industrializzata del 20esimo secolo.

Il termine Rebetiko è uno generico, che ci fa pensare a diverse forme di musica – come per esempio quella nata in varie parti dell’Impero Ottomano dove si parlava il greco durante la seconda metà del 19 ° secolo e successivamente ‘trasformata’ in Grecia nel ventesimo secolo per formare il suono distintivo associato al rebetiko che conosciamo oggi. È in gran parte basato sulla tradizione orale che è stata accuratamente descritta come “blues urbano greco”.

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Il termine è nato relativamente tardi nell’evoluzione del genere, ma è diventato velocemente popolare anche nei studi accademici nei decenni successivi. Deriva da rebétis (rebétes), una parola di etimologia incerta, che denota una persona (di solito un uomo) dell’era prebellica, con un certo aspetto e atteggiamento, che spesso comporta un disprezzo per la legge e una vita ai margini della società.Questo tipo di personaggio veniva solitamente chiamato “mángas”, “koutsavákis”,” aláni”,”vlámis” o “mortis”. La loro musica veniva più spesso chiamata laïká (folk urbano), dalla parola laós (la gente comune).

Le origini di questa musica sono infatti strettamente legate alla vita ed alla “sottocultura” degli emarginati, siccome possiamo trovarle alle prigioni di Atene al tempo del governo bavarese, negli anni ’30 dell’Ottocento. Questo tipo di musica, basata sul suono del famoso bouzouki – una variazione moderna del “tamburas”, lo strumento bizantino a corde – è gradualmente diventato popolare tra le classi sociali più povere e più ‘basse’ delle grandi città (principalmente portuali), come il Pireo. Allo stesso tempo, le popolazioni greche di Costantinopoli, Smirne e grandi città dell’Anatolia avevano creato la loro musica popolare, basata su ritmi tradizionali greci e orientali, spesso eseguiti in sale di musica chiamate “Café Aman”.

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Il movimento dei “Giovani Turchi” e la guerra greco-turca (1919-1922) hanno portato ad un enorme afflusso di profughi e migranti di lingua greca nelle principali città greche. Così, gli anni ’20 segnano il momento in cui varie tradizioni e stili musicali si ‘mescolano’, creando il suono tipico di ciò che è poi diventato noto come rebetiko.A quel tempo, questa era fondamentalmente la musica della gente comune nelle grandi città, non avendo ancora completamente abbandonato i suoi legami con la cultura “underground”. I “rebetes” suonavano la loro musica in taverne ma anche in tekédes (tane di hashish), da cui i riferimenti alle droghe in molti testi delle canzoni.

Verso la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30, tuttavia, sempre più brands musicali hanno iniziato a registrare canzoni “rebetika”. Il genere ha conosciuto una crescente popolarità ed è stato gradualmente assimilato dal ‘mainstream’, rendendo rebetika e laïká il tipo di musica più popolare in Grecia fino ad oggi. Molti considerano gli anni ’30 l”epoca d’oro’ di rebetiko nella sua forma più autentica, specialmente considerando che questo era il periodo in cui alcuni dei più grandi musicisti scrivevano, suonavano e registravano alcuni dei classici che sono ancora oggi apprezzati.

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Leggere anche in inglese: http://www.greeknewsagenda.gr/index.php/topics/culture-society/6587-rebetiko-from-the-margins-to-the-mainstream

 

M.A. 

 

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