Riti, silenzi e teologia: la vita di monaci e di visitatori

La storia ufficiale della Santa Montagna inizia nel 963; i monaci del Monte Athos (grechi ortodossi, bulgari, rumeni, russi, serbi e altri) ci si sono stabiliti dal X secolo, conducendo una vita di reclusione, introspezione e preghiera, in questo paesaggio aggrappato alla montagna.

Questa comunità ortodossa, composta da soli uomini, ha ora quasi 2.000 monaci e laici, tutti di età superiore ai 18 anni. I monaci di regime cenobitico che vivono nei monasteri – oggi provenienti da tutto il mondo – conducono ancora una vita austera: con sveglia alle 3 del mattino, iniziano una giornata con otto ore di servizio religioso. Le uniche pause sono i due pasti fatti in silenzio per dieci minuti. Il resto del tempo, i monaci partecipano alla gestione dei monasteri, sono impegnati nei campi e negli uliveti e lavorano come pescatori, meccanici, autisti, o pittori di icone. Ma ci sono anche eremiti che sfuggono alla severa disciplina dei monasteri e vivono isolati nelle loro eremitaggi sparsi per tutta la penisola, optando per una relazione più personale con Dio. I monaci possono, se vogliono, lasciare il Monte Athos ma, per la maggior parte, raramente lo fanno.

La comunità monastica ortodossa del Monte Athos attira migliaia di pellegrini e visitatori da tutto il mondo. Ma l’ingresso è limitato a 100 ortodossi e 10 non ortodossi al giorno. Secondo le stime, almeno 35.000 pellegrini lo visitano ogni anno. Sono tutti degli uomini, ovviamente, dotati di un visto speciale, concesso per un soggiorno di quattro notti, durante il quale il visitatore, nutrito e ospitato, può passare da un monastero all’altro. Tutte le visite sono gestite dall’amministrazione della repubblica monastica del Monte Athos: La sede si trova a Karyes.

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La restrizione di accesso alle donne. Le donne “in incognito” nel mondo degli uomini

‘’Avaton’’, la restrizione di accesso alle donne al Monte Athos, è prevista in un decreto del imperatore di Bisanzio, Costantino Monomachos, nel 1046. La spiegazione dietro questa proibizione è legata alla Vergine Maria che deve essere, secondo la leggenda, l’unica donna onorata al Monte Athos, considerato il “giardino” della Vergine.

Le leggende abbondano sulla trasgressione del ‘’avaton’’ molte volte nel corso della storia. Nel 1850, Eliza Charlotte Alexander, moglie dell’ambasciatore britannico a Costantinopoli, Stratford Canning, ha accompagnato suo marito al Monte Athos, seguito a una richiesta di accesso. Negli anni ’20, Maryse Choisy, psicanalista francese, ha soggiornato in incognito a Athos. Choisy ha poi raccontato, nel 1929, la sua impresa in suo libro ‘’Un mese fra gli uomini’’. Nel 1930, Aliki Diplarakou, prima donna greca a vincere il titolo di Miss Europa, si è vestita da uomo e ha violato il divieto. La sua storia è stata raccontata in un articolo di Time del 1953,  intitolato “The climax of sin”.

Durante la guerra civile greca, il Monte Athos ha concesso l’asilo a gruppi di abitanti del villaggio Ierissos, tra cui donne e ragazze. Nel mese di aprile 1953, una ragazza di 22 anni, venuta di Salonicco, Maria Poimenidou, ha visitato il Monte Athos, vestita da uomo, e ha trascorso tre notti nei monasteri. In seguito a questo incidente, il 12 luglio 1953, è stato approvato un decreto (2623/1953) che prevede la reclusione per i trasgressori fino a un anno.

Negli anni 1990, la giornalista e scrittrice greca Malvina Karali ha dichiarato la sua opposizione all’interdizione di accesso alle donne, provando a entrare al Monte Athos. Ultimamente, in gennaio 2008, circa 500 manifestanti, tra cui molte donne sono entrati nel territorio della Repubblica monastica del Monte Athos, per protestare contro ‘’l’invasione’’, dai monasteri, su terre pubbliche.

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Il Parlamento europeo, nel 2003, in una Risoluzione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione Europea, chiede la soppressione del divieto per l’ingresso delle donne al monte Athos in Grecia, un’area geografica di 400 km2 dove l’accesso alle donne è proibito, in base ad una decisione adottata nel 1045 dai monaci dei venti monasteri della regione, una decisione che al giorno d’oggi viola il principio universalmente riconosciuto della parità di trattamento tra i sessi, la legislazione comunitaria di non discriminazione e di parità, nonché le disposizioni del libero movimento delle persone nell’ambito dell’UE.

Da notare che il Monte Athos è inscritto dal 1988 nella lista del patrimonio universale dell’Unesco, come un “alto luogo artistico” di “eccezionale valore universale”.

Visitare il Monte Athos – Informazioni pratiche

Accesso al Monte Athos

In base ad una normativa del 1998, i turisti stranieri di sesso maschile interessati a visitare il Monte Athos possono rivolgersi direttamente per la prenotazione all’Ufficio della Sacra Sovrintendenza (“Iera Epistasia”) per i “Pellegrinaggi alla Sacra Montagna” (“Office of Pilgrimage to the Holy Mountain”) al seguente indirizzo: Odos Egnatia, 109 Salonicco (tel: 0030.2310.252578, fax: 0030.2310.222424, e-mail:athosreservation@gmail.com). L’Ufficio è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle ore 14:00, mentre il sabato dalle ore 10:00 alle ore 12:00. Il permesso di soggiorno vero e proprio (“Diamonitirion”) verrà poi rilasciato presso l’Ufficio “Diamonitiria” della Sacra Sovrintendenza del Monte Athos, sito ad Ouranopoli, in Calcidica, al momento dell’ingresso nel territorio del Monte Athos.
Il costo per i visitatori stranieri è di 30€, mentre per gli studenti stranieri muniti di apposita dichiarazione di studio il costo è di 10€.

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Fonte d’informazione: GrèceHebdo.

Testo: M.O.

Cura editoriale: A.K.

Da rileggere: Monte Athos | una Santa Montagna per la Vergine Maria, un regno di uomini e una storia di donne “proibite” (parte 1)