Era il 25 ottobre 1207 a.C. quando, dopo venti anni di assenza e dieci anni di lunghe peripezie, l’eroe dal “multiforme ingegno”, a bordo di una nave fornitagli dal re Alcìnoo, approdò a Itaca e, ancora addormentato, fu deposto dai compagni Feaci sulla riva della sua terra amata. Così sostengono i sei ricercatori che nel 2012 pubblicarono un articolo sulla rivista “Mediterranean Archaeology and Archaeometry”.

Atena rivela Itaca ad Ulisse, Giuseppe Bottani (1717-1784)/Fonte: Wikimedia Commons

In questo articolo, il gruppo di ricerca coordinato dal professore di Geofisica Stavros P. Papamarinopoulos si dichiarava in grado di datare con precisione il giorno in cui Ulisse, travestito da mendicante, entrò nella sua reggia e fece la strage dei Proci e, quindi, di stabilire anche la data del suo ritorno che secondo il testo omerico accadde cinque giorni prima. Adottando un approccio interdisciplinare, attraverso una lettura attenta e un’interpretazione filologica e astronomica dell’Odissea, e facendo uso dell’Elenco delle eclissi di Sole della NASA e del programma astronomico Starry Night, il gruppo riuscì a determinare che l’evento celeste menzionato da Omero nell’episodio della strage dei pretendenti fosse un’eclissi solare parziale verificatasi il 30 ottobre 1207 a.C. Questa datazione astronomica offrì, in seguito, a loro la possibilità di ricostruire un calendario della Guerra di Troia, contribuendo così al dibattito -ancora acceso- intorno alla sua storicità e alla sua presunta decennale durata.

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La strage dei Proci in una illustrazione di Gustav Schwab/Fonte:Wikimedia Commons

I poemi omerici tra mito e realtà

A prima vista, la sopraccitata notizia, non può che sembrare inverosimile. Pretendere da un testo letterario un tale livello di veridicità e trattare i poemi epici di Omero come se fossero un resoconto fattuale, sarebbe irragionevole. A una distanza di circa quattro secoli, Omero, la cui stessa esistenza e storicità è ancora incerta, non poteva avere una conoscenza di prima mano degli eventi riportati nell’Odissea e certo non possedeva i mezzi a noi disponibili per indagare sul passato. Inoltre, scrivere un resoconto accurato sulla Guerra di Troia non era nelle sue intenzioni. Il mitico poeta non poteva essere uno storico avanti lettera. La storiografia, nel senso moderno del termine, ossia il racconto e l’analisi degli eventi storici senza l’aggiunta di elementi mitici e trascendentali, dovette ancora aspettare fino al V sec. a.C, quando Tucidide formulò i primi principi e metodi adeguati a tale attività. Tuttavia, questo non significa che tutte le informazioni e osservazioni presenti nei testi omerici siano frutto di mera fantasia. Parlando a proposito di questo rapporto complicato tra mito e realtà presso gli antichi, Plutarco scriveva: “Dunque, che l’antica scienza della natura presso Greci e barbari fosse un discorso scientifico avvolto in miti, velato per la maggior parte di enigmi e simboli, cioé una ‘teologia mistica’ in base alla quale alla gente comune quanto veniva detto risultava meno chiaro di ciò che era taciuto e ciò di cui si taceva era più incerto di ciò che veniva detto […]” (Frammenti, p. 179).

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Le avventure di Ulisse (ca. 1460), Apollonio di Giovanni e Marco del Buono/Fonte: Wikimedia Commons

A rendere più chiara questa mescolanza e compenetrazione di mito e realtà presso gli antichi, è il termine stesso di “μύθος” (mito), molto spesso incontrato nei testi omerici, dove con una notevole varietà di accezioni può nel contempo designare una narrazione, una chiacchierata, un’orazione, o semplicemente le parole di qualcuno, o ancora un consiglio, una conversazione, un parere e persino un argomento logico.  Infatti, l’Iliade e l’Odissea, oltre al loro valore poetico e al loro stato di testi fondamentali del canone letterario mondiale, sono una fonte preziosa e ricca di dati sul mondo preomerico e omerico, un’enciclopedia del mondo antico che tra l’altro contiene numerose informazioni sulla vita culturale e materiale, sulle conoscenze scientifiche, astronomiche e tecnologiche degli antichi. Una datazione astronomica basata sul testo di Omero, appare così meno implausibile. Omero non poteva certo aver scritto una storia della guerra di Troia, ma alcuni fatti riportati nel suo poema, fatti che essendo stati collegati a eventi celesti, rimasero incisi nella memoria dei loro contemporanei e furono trasmessi di bocca in bocca alle generazioni successive, potrebbero corrispondere alla realtà e, di conseguenza, essere datati in base alle osservazioni astronomiche presenti nel testo.

La datazione astronomica del ritorno di Ulisse

All’interno dei poemi omerici, infatti, sono tante le osservazioni astronomiche e i riferimenti a eventi celesti, costellazioni e stelle. La datazione astronomica del ritorno di Ulisse è stata resa possibile grazie ad uno di essi. Si tratta dell’evento celeste descritto nei versi 350-357 del ventesimo libro dell’Odissea (ΟD.20.350-357), in cui l’indovino Teoclimeno, poco prima della Strage dei Proci, dichiara che “il sole s’è dileguato, in cielo diffusa e caligine tetra” (traduzione di Ettore Romagnoli, vol. II, p. 161). Fin dall’antichità, tale evento fu identificato da diversi studiosi dell’Omero con un’eclissi solare (Eraclito di Ponto, nella sua opera“Ὁμηρικά Προβλήματα, εις α περί θεών Όμηρος ηλληγόρησεν”, Plutarco, ne “Il volto della luna”, e Eustazio di Tessalonica nei suoi “commentari all’Iliade  e all’Odissea”). In base al testo, l’evento astronomico si verificò di pomeriggio, poco dopo il pranzo, e prima della cena.

Partial Solar eclipse
Eclisse solare parziale/Fonte: Wikimedia Commons (Riyaz Ahamed at ml.wikipedia, Partial-Solar-eclipse, CC BY-SA 2.5)

I tentativi precedenti di calcolare la data di questa eclissi solare, intrapresi da Carl Schoch nel 1926, da Baikouzis e Magnasco nel 2008, e sempre nel 2008 dallo stesso Papamarinopoulos, tutti conclusero che l’evento descritto da Omero corrispondesse all’eclisse solare totale del 16 Aprile 1178 a.C. Dopo un’attenta analisi del testo omerico e un confronto dei dati astronomici in esso presenti, il gruppo di ricercatori sotto la guida del professore Papamarinopoulos (Papamarinopoulos et al (2012)) confutò la data proposta per una varietà di ragioni. Per primo, gli autori dell’articolo affermarono che, restando alla lettera del testo, il fenomeno descritto da Omero non può costituire un’eclissi totale ma soltanto una parziale. Soprattutto, però, sostennero che la stagione in cui l’eclisse si materializzò non poteva coincidere con quella della primavera. Un numero cospicuo di descrizioni presenti nell’Odissea, relative alle condizioni climatiche (l’accendere del fuoco per riscaldarsi, le coperte pesanti, le foglie cadute dagli alberi), alla durata dei giorni (p. es. il passaggio ΟD.15.391-392, in cui viene menzionato che le notti erano ‘ἀθέσφατοι’, “lunge infinite” secondo la traduzione di Romagnoli, il che concorda con un arrivo di Ulisse a Itaca dopo l’equinozio d’autunno, che in quell’epoca ricorreva il 4 ottobre all’incirca), e altre concernenti le attività umane, i lavori della terra e la presenza di certi alberi da frutto (la vendemmia e le viti cariche di uva, i peri, i meli, i fichi, i melograni e.a.),  fanno capire che l’evento ebbe luogo d’autunno e non durante la primavera. A corroborare “l’ipotesi dell’autunno”, sono anche le costellazioni che indicano a Ulisse la rotta da seguire per il suo ritorno e che vengono citate da Omero nel passaggio ΟD.5.270-277: “E dirigeva, al timone seduto, con gran maestria, volto lo sguardo, né mai gli piombava su gli occhi sopore, verso le Pleiadi, verso Boote, che tardi tramonta, verso le stelle de l’Orsa, cui dànno anche il nome di Carro, che sempre fissa in un punto si gira, spiando Orione […]” (qui nella traduzione di E. Romagnoli, vol I., p. 100). La compresenza simultanea nel cielo notturno di tutte queste costellazioni –dell’Orsa Maggiore, dell’Orione e del Boote- e dell’ammasso delle Pleiadi può accadere alle latitudini del Mediterraneo soltanto nelle stagioni dell’autunno e della primavera. Tuttavia, le Pleiadi sono visibili per tutta la notte solo durante l’autunno, mentre in primavera si abbassano poco dopo il tramonto del sole. A parte questo, l’ipotesi è ulteriormente rafforzata anche dal comportamento del Boote, “che tardi tramonta”, che solo d’autunno si trova verso ovest. Da notare che il Boote, secondo quanto dimostrato dal programma “Starry Night”, in quegli anni non scompariva del tutto dal cielo autunnale nelle latitudini del Mediterraneo.

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L’ammasso aperto delle Pleiadi/Fonte: Wikimedia Commons

Consultando l’Elenco delle Eclissi di Sole della NASA, che permette di individuare eclissi avvenute dal 3.000 a.C. fino ai nostri giorni, il gruppo cercò quindi un’ecclisse capace di soddisfare i criteri sopra menzionati, tenendo in considerazione anche un dato aggiuntivo riportato nel testo, cioé che cinque giorni prima della strage dei Proci e dell’eclisse in questione, all’arrivo di Ulisse sull’isola, Venere era ben visibile sull’orizzonte Est prima dell’alba. Il periodo preso in esame, quindi, conformemente alle indagini e i reperti archeologici, era quello compreso fra il 1400 e il 1130 a.C. L’unica data in grado di rispettare le descrizioni omeriche e i criteri prestabiliti era il 30 ottobre 1207 a.C. che corrispondeva a un’eclisse parziale con una copertura del disco solare fino al 74,7%, avvenuta tra il 14.31 e il 17.23. Di conseguenza, Ulisse sarebbe tornato alla sua terra natia il 25 ottobre dello stesso anno, cinque giorni prima dell’eclisse.

 

Fonti di informazione:

Baikouzis, C. and Magnasco M.O. (2008) “Is an eclipse described in the Odyssey?” in Proc. Natl. Acad. Sci. U.S.A., vol. 105(26), pp. 8823-8828.
Omero, Odissea, (testo greco), (consultabile qui).
Omero, Odissea, volumi I e II, traduzione di Ettore Romagnoli, illustrazioni di Adolfo De Carolis, Bologna, Zanichelli, 1926. Fonte: Opal Torino (consultabile qui).
Papamarinopoulos St. P., Preka-Papadema P., Mitropetros P., Antonopoulos P., Mitropetrou E., Tsironi A., (2012) “A new astronomical dating of Odysseus’ return to Ithaca”, in Mediterranean Archaeology & Archaeometry, vol. 12, No 1, pp. 117-128.
Papamarinopoulos, St. P., Preka-Papadema, P., Mitropetros, P., Antonopoulos, P., Mitropetrou, E. and Saranditis, G. (2014) “A new astronomical dating of the Trojan War’s end”, in Mediterranean Archaeology and Archaeometry, vol. 14(1), pp. 93-102.
Παπαμαρινόπουλος, Στ. Π., (2018), «Αστρονομική χρονολόγηση του τέλους του Τρωικού Πολέμου και της επιστροφής του Οδυσσέα στην Ιθάκη», in Clio Turbata (disponibile qui).
Plutarco, Frammenti, a cura di Volpe Cacciatore Paola,  Napoli, M. D’Auria, 2010.

s.d.

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