La Scuola Francese di Atene (L’Ecole Française d’Athènes-EFA), istituita il 1846, fu il primo istituto straniero fondato in Grecia. Si tratta di un centro di ricerca di gran rilievo che si occupa con lo studio della Grecia dal punto di vista balcanico e mediterraneo dagli anni preistorici fino ad oggi. Aiuta anche gli studenti universitari ad avere accesso alla Grecia e alla sua cultura.
Presentiamo un’intervista al direttore attuale dell’EFA, Alexandre Farnoux che conosce la Grecia bene e ha partecipato a tantissimi scavi (per la versione originale in francese veda http://www.grecehebdo.gr/index.php/interviews/2196-l-ecole-fran%C3%A7aise-d%E2%80%99ath%C3%A8nes-interview-avec-le-directeur-alexandre-farnoux)
PG : Lei è il direttore dell’EFA dal 2011, intanto conosce la Grecia da molti anni. Quali sono stati i momenti più importanti per quanto riguarda l’archeologia durante il suo soggiorno in Grecia?
AF: Infatti, sono direttore dal 2011 ma mi trovo in Grecia dal 1986 in veste di ricercatore. Ho lavorato in molte regioni del paese, dalla Macedonia fino alle Cicladi (Delo) e a Creta sul sito archeologico di Malia e di Dreros, in collaborazione con il dipartimento greco di archeologia, e agli scavi archeologici britannici a Paleokastro (si tratta di un sito di Minoici). L’esperienza mi ha permesso di avere una visione completa del periodo preistorico fino al periodo bizantino.
Il momento importante per un archeologo è quando comincia uno scavo, perchè ci si chiede sempre cosa scoprirà. Altrettanto importante è quando viene a capire certe cose sul luogo e sugli oggetti trovati. Fra gli scavi importanti a cui ho partecipato, ricordo sempre quello a Malia negli anni novanta, quando con l’aiuto di un collega belga abbiamo trovato una casa grande dell’epoca di bronzo, detruita da un incendio. La casa era trovata con i suoi interiori interi e così abbiamo avuto l’opportunità di meglio capire la vita quotidiana cretese di 1300 a.C. Durante uno scavo a Malia il 1992 era scoperta un’iscrizione in lineare B su un vaso, una scrittura che non era conosciuta in questa regione fino a quel momento. Un altro momento indimenticabile era quando prendemmo la decisione, con un collega greco della Soprintendenza di Lassithi di ricominciare gli scavi a Dreros, nei pressi di Agios Nikolaos. Fra le molte scoperte di questo scavo era un’iscrizione del 7o secolo a.C. che fu la prima legge democratica in tutta la storia greca (fu l’ordine che proibì al giudice principale della città di presentarsi al tribunale per dieci anni)
PG: Parliamo un po’ sul gemellaggio fra lo scavo sull’isola di Delo e quello di Pompei. Com’è accaduto e quali sono le implicazioni pratiche?
AF: Ė un punto essenziale a cui tengo molto perchè il lavoro dell’archeologo è un lavoro scientifico di ricerca e anche se gli scavi ci danno un incentivo molto forte, non sono l’unica parte del nostro lavoro. Una volta che un reperto esce in superficie deve essere conservato, se no, subisce di nuovo un processo di distruzione lenta. L’archeologo ha dunque il dovere verso il patrimonio e la comunità di fare anche un lavoro di conservazione e restaurazione. Ė una questione di estrema importanza e urgenza. Il patrimonio è minacciato sia da tragedie, come in Siria per esempio, sia dal uso a causa del turismo e dalle condizioni del tempo. Bisogna avere una politica di volontà per salvare i resti dei monumenti trovati. Il caso di Delo è un caso esemplare perchè si tratta di una città e un santuario di molti ettari su una piccola isola. Questi resti sono esposti all’aria aperta in un ambiente insulare con molta umidità, dove il livello del mare si sta alzando per più di un secolo. Dunque, dovremo gestire uno dei siti più estesi in Grecia oggi che è molto minacciato e dobbiamo intervenire per salvarlo. Le condizioni di lavoro del restauro e del consolidamento sono stati difficili dato che era necessario l’uso della barca e in più non c’era la infrastruttura di alloggio e cibo, la fornitura degli strumenti e il porto. La situazione richiede un addizionale finanziamento mentre il sito ha bisogno di una politica generale, un “master plan” per l’intervento in ogni fase e settore nel corso di diversi anni con significativi finanziamenti affinchè sia ripristinato e protetto entro il prossimo decennio e perchè sia assicurato il suo futuro.
Ė il nostro dovere cercare un finanziamento europeo oppure un patrocinio di un livello molto alto. Per questo scopo abbiamo creato con i nostri colleghi greci un consiglio franco-greco di Delo e abbiamo invitato il soprintendente di Pompei, Massimo Osanna per farci sapere tutto sul progetto “master plan” di Pompei que ha trovato finanziamento europeo per affrontare gli stessi problemi che noi confrontiamo a Delo. Siamo stati a Pompei con il direttore della Soprintendenza dei Cicladi, M.D.Athanassoulis e il suo gruppo durante il mese di marzo, per vedere in quale modo i nostri colleghi italiani avevano costruito questo “master plan” e abbiamo visitato il sito insieme a ingenieri, architetti e restauratori.
Il santuario di Apollo, vista aerea del sud © École française d’Athènes, Chr. Gaston
Abbiamo studiato le soluzioni adottate e abbiamo concordato di ricevere un gruppo italiano a Delo all’inizio di maggio per avere la loro opinione sui problemi che incontriamo. L’obiettivo di questo scambio di visite è di associare i due siti archeologichi a livello della gestione delle rovine. I due siti urbani hanno molto in comune e ci aiutano a capire come funzionava la vita quotidiana dei greci e dei romani con tutti gli oggetti della loro vita. L’interesse scientifico e pedagogico è importante e entrambi i siti sono inclusi alla lista del Patrimonio Mondiale di UNESCO.
Manca una convenzione di cooperazione per mettere in comune l’esperienza professionale e i media per la valorizzazione del patrimonio di entrambi siti. Immaginiamo mostre su Delo a Napoli e su Pompei ad Atene e a Mikonos e lo scambio di reperti che faranno possibile la promozione di questo patrimonio.
PG: Che significa la Grecia per Lei?
AF: Inanzitutto, la Grecia significa per me una lingua e l’apprendimento del Greco antico tramite i testi con cui ho lavorato quando ero studente, comunque sono un filologo di formazione. La Grecia è inoltre l’archeologia: volevo da sempre diventare archeologo e così ho scelto l’archeologia classica che in Francia offriva molte opportunità all’epoca. Ho potuto in questo modo abbinare i miei studi come filologo, la mia preferenza per la terra e lo studio della civiltà greca. Essendo originario del sud della Francia, mi sento molto vicino alla Grecia. D’altronde l’ellenismo ha un carattere universale che attira l’interesse di tutti i cittadini del mondo, indipendentemente da una propensione personale o incerta. L’ellenismo presenta diversi elementi fra cui la libertà, la democrazia, la necessità di conoscere se stesso e di dimostrare una indipendenza di spirito. Si tratta di una lezione dell’ellenismo preso in prestito dall’illuminismo. L’idea di essere cittadino crea un legame di privilegio fra la Grecia e la Francia che supera l’amicizia tra le due nazioni. Io ho trovato una grande affinità tra l’ellenismo e l’illuminismo che proviene dai testi antichi. Ė da qui nasce il mio interesse della Grecia moderna. Ė la ragione per la quale sostengo e sviluppo i programmi di ricerca della sezione moderna e contemporanea della Scuola francese. Uno di questi programmi permetterà di dimostrare la città di Atene il 1917 con l’aiuto degli archivi dell’Armée d’Orient, nell’autunno al Museo Benaki.
Veda anche ((Mostra “Pompei e i Greci”): http://www.pompeiisites.org/Sezione.jsp?titolo=Mostra%20%22Pompei%20e%20i%20Greci%22&idSezione=7422
Le fotografie di Alexandre Farnoux sono state scattate da Marc Raymond
Ch. P.
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