Α quasi mezzo secolo dalla sua morte, Nikos Kavvadias (1910-1975) e i suoi versi restano ancor oggi vivi e popolari tra i greci, che attraverso le sue poesie lo accompagnano nei suoi viaggi, seguono da vicino le sue avventure in alto mare e si fanno testimoni delle esperienze di uno spirito inquieto e controcorrente.
Nikos Kavvadias nacque nel 1910 in una cittadina provinciale della Manciuria nei pressi di Harbin, figlio di genitori greci provenienti dall’isola di Cefalonia. Ben presto, quando Nikos era ancora piccolo, i Kavvadias fecero ritorno in Grecia. Dopo un breve soggiorno a Cefalonia, la famiglia si stabilì dal 1921 al 1932 a Pireo, dove il giovane Kavvadias frequentò la scuola e iniziò a scrivere le sue prime poesie. Dopo la maturità, Kavvadias trovò per pochi mesi occupazione come impiegato d’ufficio presso una compagnia di navigazione e nel 1929 ebbe il suo primo imbarco come marinaio su una nave da carico. Sul mare lavorò per diversi anni prima di tornare a casa esausto e senza un soldo. Quindi decise di intraprendere la carriera da marconista e si iscrisse ad un corso per ufficiali radiotelegrafisti. In origine aveva pensato di fare il comandante di nave, ma aveva già trascorso troppo tempo in mare per iniziare ora questo lungo percorso di carriera. Ottenne il brevetto nel 1939, ma subito dopo scoppiò la guerra che vide Kavvadias impegnato prima nella campagna d’Albania contro l’esercito italiano e poi nella resistenza contro l’occupazione nazifascista. Durante quegli anni, Kavvadias rimase bloccato sulla terraferma e non poté tornare in mare prima del 1944. Da allora in poi, e fino al novembre 1974, quando sarebbe andato in pensione, Kavvadias viaggiò ininterrottamente a bordo di diverse navi, questa volta come ufficiale radiotelegrafista. Le sue esperienze in mare e nei porti esotici visitati diventarono la materia prima delle sue poesie. Kavvadias morì per un ictus il 10 febbraio 1975, di ritorno dal suo ultimo viaggio e mentre si preparava a dare alle stampe la sua terza raccolta di poesie.
Nikos Kavvadias / Fonte: ERT
La sua prima raccolta di poesie, “Μαραμπού” [Marabù], fu pubblicata nel 1933, quando Kavvadias aveva vent’anni, e porta lo spirito di un giovane romantico impressionato dalle meraviglie del mondo. La maggior parte delle poesie raccontano storie, più o meno romanzate, avvenute in mare e nei vari porti visitati da Kavvadias durante i suoi viaggi. La raccolta inizia con una poesia in prima persona sulla tragica storia d’amore dell’autore con una giovane ragazza ricca che aveva conosciuto a bordo e che in seguito finì per diventare una povera prostituta da lui a malapena riconosciuta. Altre poesie raccontano le storie di un capitano norvegese il quale afflitto dalla nostalgia morì guardando una nave che navigava nelle isole Lofoten, o quella di un pugnale maledetto che pareva inducesse chiunque ne entrasse in possesso a uccidere una persona amata. Segnate da un profondo senso di nostalgia, le poesie di Kavvadias appaiono particolarmente influenzate dalla letteratura francese e dal poeta Charles Baudelaire, peraltro citato in molte delle opere di Kavvadias.
Oltre a “Marabù”, di Kavvadias uscirono in seguito altre due raccolte di poesie, intitolate “Πούσι” [Nebbia] (1947) e “Τραβέρσο” [Traverso] (1975), così come due racconti, “Λι” [Li] (1987) e “Του πολέμου / Στο άλογο μου” [Della guerra / Al mio cavallo] (1987). Le esperienze fatte durante la seconda guerra mondiale incisero profondamente su di lui cosicché le sue opere successive andarono diventando sempre più politiche e impegnate a favore dei movimenti di sinistra sia in Grecia che in tutto il mondo.
Il suo unico romanzo “Βάρδια” [Τurno di guardia] fu pubblicato nel 1954 e racconta storie di marinai durante il loro turno di notte sul ponte della nave. Immagini di luoghi esotici, prostitute, capitani forsennati e ricordi di guerra si fondono in un mondo onirico, in parte immaginario, in parte vero. Kavvadias ci porta con il suo alter ego, il narratore del romanzo, Nikolas il marconista, nei quartieri malfamati delle città portuali, in un mondo suo immerso nella penombra, senza alcuna paura di raccontare sia il terribile che il banale.
Nikos Kavvadias / Fonte: ERT
Kavvadias era fortemente influenzato sia da Baudelaire che dai “poeti maledetti” (poètes maudits) ed è da questa prospettiva che osservava la realtà che lo circondava. La dura vita dell’uomo di mare con le sue fatiche quotidiane, ma anche la libertà di spaziare lo sguardo sui nuovi orizzonti che gli si schiudono nei viaggi sempre più lontani e audaci, informano tutta l’opera poetica di Kavvadias. I suoi personaggi sono spesso segnati dall’apatia, lo sfacelo e la decadenza o addirittura votati all’autodistruzione. Lui stesso aveva scelto la vita da nomade, passando di porto in porto, di oceano in oceano; una vita legata ai piaceri dell’amore occasionale e agli effetti debilitanti delle sostanze.
La sua opera letteraria ottenne un ampio successo e riconoscimento dopo la sua morte. Kavvadias divenne famoso e popolare principalmente per le sue poesie, soprattutto quelle musicate dal noto compositore Thanos Mikroutsikos e inserite negli album ‘La Croce del Sud‘ e ‘Le Linee degli Orizzonti‘. Mikroutsikos non considerava Kavvadias un poeta del mare e dei marinai, ma un poeta che parlava di libertà, del valore del sovvertimento e del fascino di un’esistenza al di fuori delle convenzioni.
*Immagine in copertina: Nikos Kavvadias / Fonte: ERT
Testo originale: Nikos Kavvadias: Lyriker der Seefahrer oder Dichter des unkonventionellen Lebens? su Griechenland Aktuell
s.d.
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