Nel Dodecaneso, e più precisamente nell’isola di Patmos, San Giovanni il Teologo scrisse il suo Vangelo e l’Apocalisse. A lui è dedicato un monastero, un magnifico complesso monastico, che vi fu fondato alla fine del 10° secolo. Il monastero, insieme alla Grotta dell’Apocalisse, costituiscono un eccezionale esempio di tradizionale luogo di pellegrinaggio greco-ortodosso, oltre che di notevole interesse architettonico. Tutti e due, ed anche il centro storico dell’isola (Chora) figurano dal 1999 nell’elenco del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.
La Chora di Patmos è una delle poche città greche che ha conosciuto una continua evoluzione dal 12° secolo. È uno dei pochi luoghi al mondo in cui le cerimonie religiose risalenti ai primi giorni del cristianesimo sono ancora praticate oggi senza cambiamenti. Il capoluogo dell’ isola si trova a 4 km dal porticciolo di Skala. Chora è una pittoresca cittadina dalle case di un bianco abbagliante, le stradine strette ad arcate ed un paio di graziose piazzette.
Al centro della Chora si trova l’ enorme monastero di San Giovanni il Teologo con le sue mura grigie rinforzate, che domina tutta la città! La Cappella della Vergine, al di fuori della corte principale, possiede gli affreschi più antichi del monastero. Quarantatrè ripidi scalini portano alla grotta dell ‘Apocalisse, dove San Giovanni ebbe le visioni profetiche che vennero riportate nell’ Apocalisse. La grotta è ancora rivestita semplicemente da nuda roccia ed è un magnifico sito, visitato da persone di tutto il mondo.
La Sacra Grotta dell’Apocalisse è uno dei punti di riferimento non solo di Patmos, ma del cristianesimo in tutto il mondo. Questa grotta era il rifugio di San Giovanni, quando l’imperatore Domiziano lo esilì a Patmos, punendolo per aver predicato la parola di Dio a Efeso. A ricordare che Patmos fu colonizzata prima dai Dori e poi dagli Ioni. Quando l’isola fu incorporata nell’Impero Romano, servì, come le altre isole dell’Egeo, come luogo di esilio per i prigionieri politici. Patmos fu devastata dalle incursioni saracene nel 7° secolo e rimase praticamente disabitata per i due secoli successivi. Nel 1088, Hosios Christodoulos, abate dalla Bitinia, che aveva già fondato monasteri a Leros e Kos, ottenne dall’imperatore bizantino Alessio I Comneno l’autorizzazione a fondare sull’isola un monastero dedicato a San Giovanni. Il potere imperiale ha quindi incoraggiato il ripopolamento delle isole e delle coste dell’Egeo, nonché la costruzione di monasteri fortificati. L’isola fu conquistata dai veneziani nel 1208. Ha seguito la colonizzazione della Chora di Pátmos, gradualmente attorno al complesso monastico fortificato.
All’ interno del monastero si trova la chiesa principale con meravigliose icone e affreschi. Il monastero ospita anche una vasta biblioteca, con preziosi manoscritti e documenti storici e con libri risalenti a epoca bizantina. Tra i più preziosi sono i 33 fogli scritti in oro e argento su una pergamena color porpora del vangelo di S. Marco.
“La tutela del sito è garantita dalle disposizioni della Legge Archeologica 3028/2002 “Tutela delle Antichità e dei Beni Culturali”, e con decreti ministeriali pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del Governo. La protezione e la gestione sono svolte dal Ministero della Cultura, dell’Istruzione e degli Affari Religiosi attraverso il servizio regionale responsabile (Eforatο delle Antichità del Dodecaneso). Il carattere autentico della Chóra di Pátmos sopravvive grazie ai regolamenti legislativi implementati nell’area già dal 1948 quando l’isola di Pátmos fu integrata allo stato ellenico. Qualsiasi intervento nell’area è vietato senza l’approvazione dell’Eforato delle Antichità del Dodecaneso. Una gestione efficace del sito si ottiene anche attraverso la cooperazione tra autorità secolari ed ecclesiastiche in tutte le aree di interesse comune.”
Fonti d’informazione: GrèceHebdo, Unesco, Ministero della Cultura, Visit Greece, Commune di Patmos
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