Nato nel 1963 a Kosmas Kunourias nel Peloponneso, Giorgos Rorris, dopo i suoi studi presso la Scuola delle Belle arti ad Atene, ottiene una borsa di studio per la Scuola delle Belle arti di Parigi e studiò nel laboratorio di Leonardo Cremonini. La sua prima mostra personale fu organizzata alla Galerie d’art Méduse (1988). Ha anche partecipato a più di 70 mostre collettive in Grecia e all’estero.
Rorris, rappresentante della pittura figurativa, raffigura e interpreta, nelle sue opere, lo spazio naturale e crea figure esoteriche. La sua opera è caratterizzata da virtù pittoriche e cromatiche. Secondo lui, “in un’epoca di massa in cui la persona sta scomparendo, insistere nel dipingere e rivelare una persona è un atto politico”. Le sue opere sono per lo più antropocentriche. La figura umana diventa un denominatore comune nel lavoro di Rorris; si trova al centro della sua pittura (ad eccezione del periodo tra il 1993 e il 1996).
Da notare che l’antropocentrismo trova la sua espressione eccezionale nei ritratti su larga scala di donne che vestono la loro nudità. Rorris crea persone con nomi e identità, in carne e ossa. L’artista non cerca di copiare una data realtà, ma di raggiungere una somiglianza con la persona. Ogni donna nuda, attraverso la posa che assume e l’aura che la circonda, segna in un tono emotivo personale lo spazio intorno a lei.
Fino al 3 ottobre 2021, la Fondazione Basil e Elise Goulandris organizza una grande retrospettiva dedicata a Giorgos Rorris al Museo di Arte Contemporanea di Andros dal titolo “La nobiltà della purezza”, che celebra 35 anni di creazione di “uno dei più importanti artisti visivi della sua generazione’’. La mostra presenta quasi 60 dipinti e disegni, tenta di tracciare la sua evoluzione artistica attraverso tre sezioni. I confini tra queste sezioni non sono chiari. Lo spettatore si interroga tra le opere, cercando di trovare somiglianze con volti familiari con la spontaneità e la disinvoltura di un bambino.
Secondo Giorgos Rorris, in un’intervista a Greek News Agenda, le ragioni che spingono qualcuno a scegliere di dipingere siano diverse per ogni individuo. «La pittura è stata per me un modo per cambiare il mio destino; qualcosa che non sapevo allora ma che so adesso. Sono nato in un villaggio e ho avuto un’infanzia felice. Ho tanti ricordi di un paese che non c’è più. Sono natο in una famiglia di campagna e sono cresciuto con mio nonno, nonna e fratelli, senza affrontare serie difficoltà o disparità nel piccolo ambiente chiuso del paese, dove tutti ci conoscevamo. Non conoscevo le opere di Gyzis o Vryzakis, ad eccezione di alcune immagini in bianco e nero nel nostro libro di storia di un’opera di Leonardo da Vinci, e probabilmente della famosa opera di Delacroix, “Il massacro di Chio”. Tuttavia, ho considerato le immagini nei nostri libri scolastici come prove artistiche, specialmente quelle dei nostri primi anni di scuola.» Come spiega lui stesso, « dietro la rete delle forme, di colori, ritmi e contrasti codificati in un dipinto che rappresenta ad esempio il Giudizio di Paride o il Rapimento d’Europa, cerco di capire l’anima dell’artista che ha realizzato l’opera.»