Nel maggio del 2019, il Ministero della Cultura e dello Sport della Repubblica ellenica ha proclamato il 2020 “Anno di Antonis Samarakis”, un anno per celebrare e ricordare questo importante scrittore e difensore dei diritti umani, per rivalutare, riconoscere e riscoprire la sua sempre attuale opera. Spirito libero e anticonformista, esponente di spicco della narrativa postbellica greca e convinto propugnatore dei diritti dei bambini, Antonis Samarakis (1919-2003) è stato l’autore di alcune delle più lette e tradotte opere della letteratura neogreca, opere che, nel corso della sua vita, gli valsero numerosi riconoscimenti e onorificenze.
La vita
Nato il 16 agosto 1919 ad Atene, figlio di Evripìdis e Adrianì, Antonis Samarakis si iscrive nel 1937 alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Atene dove si laurea nel 1941. Ancora sedicenne, nel 1935 viene assunto presso il Ministero del Lavoro, impiego che, salvo un intervallo dovuto alla sua contrarietà al regime del dittatore Metaxas (giunto al potere nel 1936) e allo scoppio della seconda guerra mondiale, conserva fino al 1963. Durante l’occupazione nazifascista della Grecia, Samarakis partecipa alla resistenza e nel giugno 1944 viene catturato e condannato a morte, ma dopo diverse peripezie riesce a fuggire. Terminato il conflitto, nel 1945 riprende il suo lavoro al Ministero dove lungo la sua carriera ricoprirà cariche importanti e più volte rappresenterà la Grecia in varie riunioni e conferenze internazionali sul lavoro e sulla migrazione.
Nel 1963 Antonis Samarakis sposa Eleni Kourebana, sua compagna inseparabile per tutta la vita. Nel 1968-1969, su delega dell’Organizzazione internazionale del lavoro, viene posto a capo di una missione di esperti nei Paesi dell’Africa. Gli anni a venire vedranno l’ormai celebre scrittore Samarakis impegnarsi con determinazione nella difesa dei diritti umani e in specie dei diritti dei bambini. E’ in questo periodo che inizia anche il suo costante coinvolgimento nelle attività e campagne dell’Unicef, come quando nei primi anni 80 viaggia in Etiopia, mentre il Paese è colpito dalla carestia, e tenta attraverso i suoi articoli di mobilitare l’opinione pubblica e di portare l’attenzione del mondo sulla crisi. Nel 1989, Antonis Samarakis diventa il primo greco ad essere nominato Ambasciatore di buona volontà dell’Unicef. Da sempre impegnato nel sociale, sia nella vita che in letteratura, fermo propugnatore dei diritti dell’infanzia, sensibile ai problemi e alle esigenze dei giovani e convinto della loro capacità di migliorare il mondo, Samarakis sarà anche l’ideatore del “Parlamento della Gioventù” (Βουλή των Εφήβων). Un’istituzione che, fondata nel 1995 con lo scopo di incoraggiare l’attiva partecipazione dei giovani nella vita politica del Paese e di promuovere i principi ed i valori democratici, vede ogni anno i giovani parlamentari riunirsi per discutere i problemi e le questioni dell’attualità.
L’8 agosto 2003, otto giorni prima del suo 84° compleanno, Antonis Samarakis muore nella casa paterna di sua moglie a Navarino (Pylos), Messenia.
L’opera letteraria
A tutt’oggi noto quasi esclusivamente per la sua opera in prosa, Samarakis compie tuttavia i suoi primi passi letterari nel campo della poesia. I suoi componimenti poetici, che risalgono al periodo interbellico quando lo scrittore era ancora giovanissimo, appaiono negli anni ‘30 sulle pagine di diverse e valide riviste letterarie dell’epoca, ma non saranno mai raccolti e pubblicati in un volume.
Nella narrativa e nell’editoria, quindi, Samarakis esordisce nel 1954 con un libro di racconti intitolato “Ζητείται ελπίς” (“Cercasi speranza”). Già da questa prima raccolta sono presenti alcuni caratteri della scrittura di Samarakis, sia dal punto di vista tematico-ideologico che da quello stilistico, che diventeranno i tratti distintivi della sua opera. Il genio di Samarakis, come interprete della sua contemporanea realtà, si ravvisa tanto in questa sua coerenza creativa, quanto nell’universalità e nell’attualità degli argomenti da lui trattati nella sua produzione letteraria. Essa infatti risulta nel suo insieme un grido di protesta dell’uomo del secondo dopoguerra, una denuncia contro l’indifferenza e l’alienazione dell’uomo moderno, un’accanita critica dei totalitarismi di ogni genere.
Nel contesto della guerra fredda e della ripresa economica postbellica, simili argomenti e riflessioni venivano tematizzati, spesse volte sulla scia dell’esistenzialismo allora in auge, da tanti autori europei e non solo. Ponendosi di fronte al proprio tempo, essi presero una posizione critica nei confronti del sistema politico-sociale e della realtà intorno a loro; una realtà che veniva percepita come una disillusione delle speranze sorte all’indomani della Liberazione, contrassegnata dall’affermarsi della società di massa (tecnicizzata e impersonale), il consumismo e l’alienazione delle persone. Questo orientamento tematico comportò spesso anche un cambiamento sul piano stilistico. Da questo punto di vista si registra in tanti autori di questo periodo un allontanamento dal realismo dominante nell’immediato dopoguerra, sovente in chiave espressionista con forte l’influsso dell’opera kafkiana, un maggior uso di tecniche del modernismo (flusso di coscienza, narrazione pluriprospettica), nonché un’assimilazione del linguaggio cinematografico e della tecnica di montaggio.
Molti giovani scrittori, che fanno la loro comparsa nella narrativa postbellica greca intorno agli anni ‘60, seguono da vicino queste nuove tendenze della letteratura europea (Α. Fraghias, V. Vasilikos, S. Plaskovitis, R. Apostolidis, M. Koumandareas, M. Chakkas). Sebbene più anziano di molti di loro, Antonis Samarakis fa parte di questo gruppo, peraltro molto eterogeneo, e gli elementi sopra esposti costituiranno alcuni degli assi portanti della sua narrativa. Negli anni a venire, quindi, al suo primo libro seguono altri 3 volumi di racconti e 3 romanzi, che quasi sempre riscontreranno un’ottima accoglienza di critica e pubblico rendendo presto il loro autore famoso in Grecia come all’estero. Si tratta dei seguenti: il suo primo romanzo “Σήμα κινδύνου” pubblicato nel 1959, i racconti raccolti nel volume “Αρνούμαι” (1961), per cui gli verrà assegnato il Premio nazionale di racconto (1962), il secondo romanzo, uscito nel 1965, “Το λάθος” (“Lo sbaglio”), il quale vincerà “Il premio dei Dodici – Κostas Ouranis” (1966) ed il premio francese “Grand prix de littérature policière” (1970), i libri di racconti “Το διαβατήριο” (1973) e “Η κόντρα” (1992) e nel 1998 il suo ultimo romanzo “Εν ονόματι” (In nome di).
Lo sbaglio
Tra questi il più conosciuto è “Lo sbaglio”, ritenuto il capolavoro maturo dell’opera dello scrittore. In esso Samarakis, partendo da una trama piuttosto semplice ed elementare, riesce a svelare l’assurdità e l’aspetto paradossale e antiumano insito in ogni totalitarismo. In tempo indefinito ed in un Paese anonimo finito in mano ad un regime autoritario che viola ogni forma di libertà, un cittadino, sospettato di cospirazione, viene fermato dai Servizi Speciali. Per dimostrare la sua colpevolezza viene concepito il “Piano perfetto” che verrà applicato dagli agenti dei Servizi Speciali durante il trasporto dell’arrestato nella capitale. Tuttavia c’è una falla nel piano, un fattore non considerato e previsto dai macchinatori dei Servizi, uno sbaglio, anzi “lo sbaglio” che altro non è che la natura umana.
A metà strada tra il thriller psicologico ed il poliziesco, il libro narra la vicenda distopica del protagonista con un “realismo” grottesco dai chiari risvolti kafkiani. Ricco di inventiva e con ingegnosi colpi di scena, il romanzo procede a ritmo sempre più serrato verso la sua conclusione inaspettata, mentre il linguaggio adoperato da Samarakis, dotato di ironia o autoironia, si contraddistingue per la sua semplicità e oralità (con frasi stereotipate, ripetizioni e parole straniere), a cui fa da contraltare, nella sua banalità, la lingua rigida del Regime.
Dalla sua pubblicazione nel 1965, “Lo sbaglio” è stato subito accolto con entusiasmo da lettori e critica e presto tradotto in trentuno lingue. Salutato come un autentico capolavoro da scrittori quali Graham Greene, Georges Simenon, Agatha Christie, André Malraux, Arthur Koestler, Arthur Miller ed Ignazio Silone, due anni dopo la sua pubblicazione, con l’avvento al potere della dittatura dei colonelli, il libro ha assunto anche una valenza profetica. Nel 1975, dal romanzo fu tratto il film “Der Dritte Grad” (titolo italiano: La smagliatura) di Peter Fleischmann con gli attori Ugo Tognazzi e Michel Piccoli nei ruoli principali, mentre la sceneggiatura era firmata da Jean-Claude Carrière e Martin Walser e la colonna sonora da Ennio Morricone.
Fonti:
s.d.
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