
In occasione del centenario della nascita di Panagiotis Tetsis (Idra, 1925- Atene, 2016), la Pinacoteca Nazionale di Atene presenta una grande mostra retrospettiva dedicata alla sua opera. La mostra, intitolata “L’ossessione dello sguardo” e a cura di Efi Agathonikou, è stata prolungata fino al 11 gennaio 2026.
Panagiotis Tetsis, pittore, incisore, insegnante, accademico, che ha ricoperto la carica di Presidente del Comitato artistico e Presidente del Consiglio di amministrazione della Pinacoteca Nazionale, è stato uno degli artisti più importanti che, con la loro opera e il loro insegnamento, hanno plasmato la pittura greca del dopoguerra.
L’obiettivo della mostra, come indicato sul sito web della Pinacoteca Nazionale di Atene, non è solo quello di presentare il percorso artistico dell’artista, ma anche quello di mettere in luce lo “sguardo” speciale con cui, mettendo in risalto la luce e il colore, affronta i suoi temi attivando tutti i sensi.

Il “Mercato Contadino” e “Idra” sono un’introduzione per il visitatore al mondo di Pamagiotis Tetsis. Ciò che segue è un’immersione nella sua opera. Gruppi tematici, che non sono caratterizzati da una sequenza cronologica, si susseguono per rivelare allo spettatore il linguaggio visivo dell’artista, il modo in cui osserva il mondo che lo circonda e lo trasforma in un’opera d’arte, un dipinto, un’incisione, un acquerello, un pastello. Tuttavia, man mano che si conosce il mondo speciale di Panagiotis Tetsis, ci si rende conto che le unità tematiche, molte volte, coincidono con quelle cronologiche. Per lunghi periodi di tempo, della durata di quattro o più anni, studia, quasi ossessivamente, un argomento specifico. Nascono “serie”, “unità”, come giocatori di calcio, giardini, porte-finestre, sedie, cantieri navali, paesaggi di Sifnos, il mercato, tavoli, paesaggi di Idra, barche, mari, ritratti di amici, nature morte, pini e infine le rocce di Idra. Queste serie di dipinti sono incorniciate anche da altri media, come inchiostri, incisioni, acquerelli, perché li considera dei vasi comunicanti e in questo modo gli viene data l’opportunità di vedere il risultato che vuole ottenere da più prospettive.
Dal 1968 in poi, Sifnos divenne una delle mete preferite di Tetsis. Il paesaggio cicladico e la ricca luce mediterranea suscitarono ricordi profondi nel pittore, e la sua ricca tavolozza divenne monocromatica. Il verde intenso e il marrone della terra sono qui rappresentati in nero, accentuando l’intensità della luce di mezzogiorno. Questi neri intensamente carichi trasudano spiritualità, ma anche, si potrebbe dire, una poesia aspra.
La mostra presenta 160 opere, per la maggior parte dipinti, incisioni, acquerelli e pastelli. La maggior parte delle opere proviene dalla collezione della Pinacoteca Nazionale di Atene, alla quale si sono aggiunte grazie a donazioni effettuate dall’artista tra il 1997 e il 2015, mentre 64 delle opere esposte appartengono a collezioni private o istituzionali. La selezione mira a mettere in luce lo sguardo “ossessivo” con cui osservava l’ambiente circostante e lo trasformava visivamente, oppure a svelare aspetti inediti della sua produzione artistica e del suo stile.
[Estratto su Tetsis e la sua pittura, tradotto in italiano, dalla trascrizione del video You.tube della Pinacoeta Nazionale di Atene]
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Nell’opera di Tetsis si riflette la sua natura emotiva, raffinata e sensibile. Come egli stesso diceva: «Voglio esprimere la mia terra», «Qui sono nato, qui sono cresciuto». «I miei occhi, la luce che inonda lo spazio greco, osservano tutto questo da anni».
La mostra assomiglia a una raccolta di cartoline che raffigurano paesaggi, persone, edifici e gli elementi fondamentali della Grecia: il mare e il sole. Le sue opere riescono a catturare l’essenza del Paese. La mostra si dispiega come un viaggio attraverso gli oggetti diversi che Tetsis osservava con intensa attenzione. Dipinse il suo ambiente a Idra, ad Atene, a Sifnos e a Parigi. Ma il filo conduttore era che tutte queste opere nascevano da un’accurata esplorazione della luce e del colore. «Esiste un soggetto, senza che esista davvero un soggetto» diceva. «Devo qui fare quasi una dichiarazione: dire che quest’opera è l’espressione delle mie ricerche plastiche e nient’altro». «Il soggetto è solo un pretesto».
Tetsis osservava la città come un custode della sua luce. Una delle sue opere più emblematiche, il “Mercato Contadino”, è una rappresentazione monumentale di figure umane a grandezza naturale, composta da pannelli multipli che si estendono per un totale di 58 metri. Era affascinato dalla vivacità del mercato sotto casa sua e ogni venerdì lo osservava dalla finestra, cogliendo quell’esplosione di colore, forme e luce. Da molti punti di vista, il mercato contadino è al cuore della società greca. Ogni settimana milioni di greci visitano il loro mercato rionale, vivo di colori, voce e scambi tra venditori e compratori. Questo cuore urbano e culturale si radicò profondamente in lui e lo spinse a raffigurarlo, affinché anche noi potessimo goderne. Il dipinto permette di vivere quella scena attraverso pennellate vibranti e un lirismo figurativo.
Tetsis era un isolano, figlio dell’orizzonte. Nato a Idra, aveva un legame innato con il mare. Diceva: «Da casa mia a Idra guardavo continuamente il mare». «Posso capire in qualunque momento, anche se mi trovo nel centro di Atene, a seconda del tempo e del vento, che tonalità possa avere l’acqua in quel preciso istante». Liberava questi ricordi in colori sulla tela, come un compositore libera le note che gli sussurrano nella mente.
Tetsis dipinse anche una serie di opere con edifici neoclassici ateniesi. Come disse: «Non era mia intenzione dipingere le case neoclassiche. Semplicemente mi trasmettevano la sensazione della luce, l’atmosfera della Grecia e di Atene. E per caso venivano fuori case. I tetti si avvolgevano nella luce. Mi interessa la natura della luce greca». Quelle splendide case ateniesi iniziarono gradualmente a essere demolite. La sua risposta ottimista fu quella di volgere lo sguardo dall’altra parte della terrazza e dipingere la vista sul verde dei giardini.
Con lo stesso spirito dipinse una serie di fiori. Disse: «… i mazzi di fiori degli amici furono la ragione o mi costrinsero a osare prolungare, se possibile, quella bellezza con i miei colori».
In un dipinto abbagliante intitolato “Il Tramonto”, Tetsis ci offre un momento vibrante dall’isola di Sifnos. La tela raffigura un paesaggio delicato, ma al centro della scena domina un intenso bagliore giallo. Gli occhi dello spettatore vengono catturati da quel sole luminoso che emerge dietro il campanile della chiesa. Il paesaggio passa in secondo piano e l’attimo dipinto diventa reverente e contemplativo. Come se guardassi il sole con gli occhi socchiusi, mentre il colore si accende in giallo ardente e tocchi arancioni. Tetsis ci dona il suo personale omaggio al sole dell’Egeo.
Uno dei quadri più impressionanti esposti è un magnifico paesaggio marino che raffigura la luce in una tale concentrazione da far apparire la scena quasi in bianco e nero. Come disse Tetsis: «Soprattutto nelle ore in cui amo lavorare, a mezzogiorno quando il sole cade verticale, o all’alba quando il cielo è illuminato da un lato e la terra è ancora scura, hai davvero l’impressione che i toni dominanti siano il bianco e il nero». La combinazione delle morbide onde e dei raggi solari resi con pennellate dinamiche crea un equilibrio tra forza e fragilità nel paesaggio.
Ugualmente influenzato dal sole e dalla luce è il dipinto intitolato “Tavoli”. In questa composizione di colori e ombre, Tetsis trasforma questi semplici tavoli in un’opera d’arte contemporanea. Dipingendo oggetti quotidiani tipici della casa greca, come tavoli e sedie, Tetsis si concentra su luce e colore, restituendoli con maestria come moderni cronogrammi della vita greca.
A 85 anni, Tetsis iniziò una serie di paesaggi rocciosi. Come diceva: «Da quando sono nato, non ho visto altro che rocce e mare. Ora non ho bisogno di guardarli per dipingerli, si sono impressi così fortemente nella mia mente, nella mia pelle… che è come averli davanti». Tetsis rimase incantato da una particolare roccia di Hydra chiamata “Zastani” e ne fu così affascinato che salpò su una piccola barca per ammirarla da ogni angolazione. La visitò tre volte senza portare con sé matite o colori, ma semplicemente osservandola, assorbendone il potere mentre la memorizzava. La potenza assoluta e la natura immortale di questa roccia lo avevano ipnotizzato. I toni di grigio che riempiono la tela provocano una reazione emotiva intensa. Come disse: «Non intendo che i miei grigi non abbiano colore… il nero ti dà una libertà, un’estensione per immaginare molto più colore rispetto a un’opera che sarebbe stata dipinta con esso».
Tetsis fu un uomo di grande generosità. Donò oltre 200 opere alla Pinacoteca Nazionale di Atene, a una condizione ammirevole: che alcune fossero vendute per acquistare opere di giovani artisti. Fu un artista che si dedicò completamente a lasciare alla Grecia un’eredità speciale.
Come diceva Picasso: «Dipingere è come tenere un diario». Nel suo diario visivo, Tetsis ci lascia stupefatti dalla sua lirica rappresentazione del colore e della luce. Come diceva lui stesso: «Ciò che dipingo… sono io».

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Cenni biografici dell’artista | Prese le sue prime lezioni da Klaus Frieslander (1909-1944) nel 1940. Lo stesso anno incontrò Dimitris Pikionis (1887-1968) e Nikos Hatzikyriakos-Ghika (1906-1994), che considera i suoi veri maestri. Dal 1943 al 1949 studiò all’Accademia di Belle Arti con Dimitrios Biskinis (1891-1947), Pavlos Mathiopoulos (1876-1956) e Konstantinos Parthenis (1878/1879-1967). Grazie a una borsa di studio della Fondazione Statale IKY per le borse di studio, completò gli studi alla Scuola di Belle Arti di Parigi (1953-1956), dove apprese l’arte della calcografia da E. Goerg (1893-1969).

Avviata la sua attività espositiva nel 1948 con l’organizzazione della sua prima mostra personale, Panagiotis Tetsis ha presentato le sue opere in mostre personali, collettive, panelleniche e mostre internazionali di pittura e incisione. Tra le altre, partecipò alle Biennali di San Paolo nel 1957 e nel 1965 e di Alessandria d’Egitto nel 1959, nonché alle Esposizioni Internazionali di Incisione di Lugano nel 1960 e di Tokyo nel 1964. Nel 1970, pur essendo stato nominato delegato della Grecia alla Biennale di Venezia, rifiutò di partecipare a causa della situazione politica in Grecia. Partecipò anche alle mostre del gruppo “Junction A”, di cui era membro dal 1949, e di “Junction B”. Nel 1983 la sua serie “Mercato Contadino” fu presentata alla Galleria Nazionale, che nel 1999 gli organizzò una retrospettiva.
Dal 1951 è docente presso la Cattedra di Disegno a Mano Libera presso la Facoltà di Architettura del Politecnico Nazionale, mentre dal 1958 al 1962 insegnò all’Istituto Tecnologico di Atene. Nel 1958 partecipò alla fondazione della Libera Scuola di Belle Arti (in seguito Scuola Professionale di Arti Decorative Vakalo), dove insegnò fino al 1976, quando fu eletto professore all’Accademia di Belle Arti. Mantenne tale incarico fino al 1991, venendo eletto Rettore nel 1989, e nel 1993 divenne membro dell’Accademia di Atene.
Rimanendo fedele alla pittura figurativa e plasmando un personale stile espressionista, raffigura scene di vita quotidiana, ritratti, paesaggi e nature morte, attribuendo particolare importanza al ruolo del colore e della luce. La sua produzione artistica comprende anche incisioni e pitture murali per edifici pubblici e chiese.
Fonte immagini: Pinacoteca Nazionale di Atene e Archivio ERT/ Agenzia di notizie greca, AMNA.
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