Se la vita marittima è una delle fonti della cultura ellenica, il faro è uno dei suoi simboli e testimonia inoltre il ruolo che il paese ha sempre avuto nella storia marittima del Mediterraneo. Di porto in porto, di isola in isola, i fari greci continuano a guidare i marinai nell’arcipelago ellenico, con una lingua eterna che unisce i viaggiatori e le loro mete. 
 
 

Con un totale di 1.308 fari, di cui 120 di valore storico-architettonico, la Grecia vanta una delle reti di fari più estese e più antiche dell’Europa. Solo pochi anni dopo lo scoppio della rivoluzione, e precisamente nel 1829, sull’isola di Egina, appena proclamata capitale dei Greci insorti, venne acceso il primo faro sul territorio della Grecia liberata. Il primo faro del nuovo stato greco (alto 29 metri e con 130 gradini) venne costruito davanti al porto di Syra nel 1830. Nel 1831 il sistema di controllo marittimo fu esteso con l’attivazione dei fari nei porti di Spetses e di Kea. I fanali del porto del Pireo, che durante il periodo ottomano si trovavano più all’interno, vennero ricostruiti e riposizionati nel 1839. 

 

fari 12La rete dei fari greci subì rilevanti danni durante della seconda guerra mondiale ed in particolare, nel corso del ripiegamento delle truppe tedesche dalla Grecia. Mentre nel 1940, 206 fari guidavano le navi nell’Egeo, al termine della guerra si contavano solo 19 fari in funzione. I tentativi di restauro e di ricostruzione iniziarono subito dopo la liberazione e proseguirono fino alla metà degli anni ’50. Gli sforzi per proteggere questi bellissimi monumenti del nostro patrimonio marittimo continuano: nell’ambito del progetto UE “EC PHAROS”, coordinato dall’Università Aristotele di Salonicco, la conservazione ed il restauro  dei fari storici diventa un obiettivo per l’integrazione di questo patrimonio culturale nella vita delle società contemporanee.

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