Ai piedi del monte Egaleo, a 11km dal centro di Atene a nord-ovest della città, si trova il monastero fortificato bizantino di Daphni. Sorge ai margini della pineta di Haidari, sul sito di un antico santuario di Apollo Dafnaios (Daphni – Δάφνη- in greco che significa “alloro”), costruito sulla “Via Sacra” (Iera Odos) che conduceva da Atene a Eleusi. Il tempio era stato distrutto dai Goti nel 395 e alcune delle sue colonne in stile ionico rimanenti furono incorporate nella struttura del monastero.
Storia
Si ritiene che il monastero sia stato fondato nel 6° secolo dC; il suo ‘’katholikon’’ (l’equivalente di una chiesa conventuale) era una basilica a tre navate. Era circondato da mura robuste, quasi quadrate. Al loro interno erano alloggiati edifici a due piani, contenenti le celle dei monaci. Questo originale complesso monastico fu probabilmente abbandonato durante le invasioni slave del 7° e 8° secolo.
L’edificio oggi conservato risale alla fine dell’11° secolo, quando fu ricostruito durante un periodo di prosperità, probabilmente per iniziativa di un personaggio di alto rango della capitale bizantina, come lo testimoniano le influenze della tradizione di Costantinopoli sulla sua architettura. La basilica fu distrutta e sostituita da una chiesa ottagonale a croce con una cupola ampia e alta. Un nartece è anche presente, mentre un esonartece fu aggiunto più tardi, all’inizio del 12° secolo, inglobando colonne dell’antico santuario.
Nel 13° secolo, la regione fu conquistata durante la Quarta Crociata e il monastero fu lasciato in eredità all’Abbazia cistercense di Bellevaux, che aggiunse il proprio chiostro e rimodellò il nartece e il muro di cinta. Nel 16° secolo, in seguito alla conquista ottomana, i monaci cattolici abbandonarono il monastero, che fu di nuovo concesso ai monaci ortodossi. A causa delle incursioni dei pirati e dei predoni, il monastero fu ancora una volta gradualmente abbandonato e completamente disertato all’inizio del 19° secolo; è stato poi brevemente utilizzato come avamposto e ospedale psichiatrico. A seguito di ingenti danni, il Ministero dell’Istruzione decise alla fine del 19° secolo di restaurare completamente il monastero. Da allora ci sono stati spesso lavori di restauro, soprattutto dopo il devastante terremoto del 1999.
Nel 1990, il monumento è stato iscritto nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Architettura
Il monastero era protetto da una solida cinta muraria a pianta quadrata, fortificata da torri e dotata di due porte d’ingresso, sui lati est e ovest; oggi solo il muro nord conserva la forma della fortificazione originaria. I quattro lati, ciascuno lungo circa 98 metri e poco più di 1 metro di spessore, sono rinforzati all’interno da grandi lesene, sulle quali poggiavano grandi archi, alcuni dei quali sono sopravvissuti fino ad oggi. Tre torri quadrate rinforzavano il muro nord lungo la Via Sacra, mentre un’altra torre si trovava alla porta ovest. Sul lato est c’era anche un cancello con una torre interna. Paralleli, ma non attaccati, ai quattro lati del recinto fortificato, sono presenti i ruderi di quelle che probabilmente erano le celle dei monaci.
La chiesa principale del monastero, il ‘’katholikon’’, predomina all’interno del recinto. Nella parte sud c’era un cortile quadrato con archi, un blocco di celle e altri edifici ausiliari che, secondo i risultati degli scavi, hanno subito una serie di ricostruzioni e restauri. La chiesa, dedicata alla Dormizione della Vergine Maria, risale alla fine dell’11° secolo e ha una pianta architettonica ottagonale comune nel periodo dell’Impero bizantino medio. Questo stile architettonico, generalmente legato a Constantinopoli, a come caratteristica principale la grande cupola poggiante su otto pilastri, disposti simmetricamente ai lati dello spazio centrale quadrato.
L’esterno della chiesa è meticolosamente realizzato in muratura tramezzata, una tecnica decorativa in cui i blocchi rettangolari di pietra sono separati, o “incorniciati” su tutti e quattro i lati, da mattoni. L’interno è riccamente decorato con elaborati mosaici ed eleganti rivestimenti in marmo che sono ancora conservati. Le decorazioni a mosaico che rivestono le pareti superiori sono compatibili con le formule iconografiche del periodo bizantino medio; l’interno della cupola è adornato da un’imponente figura del Cristo Pantocratore (Onnipotente) affiancata da profeti, il mosaico dell’abside rappresenta la Vergine Maria accompagnata da angeli, mentre i ciondoli sotto la cupola rappresentano l’Annunciazione e la Nascita, il Battesimo e la Trasfigurazione di Cristo. L’espressione sui volti dei santi è caratterizzata da gentilezza e la raffigurazione della loro figura è eseguita con maestria.
In seguito alla distruzione dei rivestimenti in marmo, le pareti della chiesa principale che si trovano a un livello inferiore furono ricoperte di scene dipinte, raffiguranti scene bibliche, probabilmente risalenti al 17° secolo.
Il nartece (portico) sul lato ovest è della stessa che la chiesa. Poco dopo fu aggiunto un esonartece o portico esterno, con un piano superiore che si estendeva anche attraverso il nartece. Quattro colonne ioniche furono utilizzate nella costruzione dell’esonartece, di cui solo una rimane sul sito, poiché all’inizio del 19° secolo le altre furono rimosse e portate a Londra da Thomas Bruce, conte di Elgin. Le colonne rimosse sono attualmente nel British Museum e sono state sostituite da repliche in marmo durante i recenti lavori di ristrutturazione.
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Testo in spagnolo via Panorama Griego, in inglese via Greek News Agenda e in francese via GrèceHebdo.