Nato ad Atene il 4 gennaio 1931- dove è sempre vissuto– e morì  il 6 dicembre 2014.
E’ uno dei narratori più noti e amati in Grecia. Gran parte delle sue opere – da I flipper (1962) e La maglia numero 9 (1986) – sono incentrate sui problemi e i rapporti degli ateniesi con la loro città. Tra gli altri suoi romanzi più significativi si ricordano La vetreria (1975), Premio Nazionale per la Narrativa, La signora Kula (1978), Serafini e Cerubini (1981), Il bel capitano (1982), La banda dell’arpa (1993), Ricordo Maria (1994), Il loro profumo mi fa piangere (1996) con il quale riceve per la seconda volta il Premio Nazionale per la Narrativa, Il giorno per scrivere la notte per il corpo (1999), Due volte Greco (2001), La donna che vola (2007), Lo show è dei Greci (2008), In una caserma lontano nel deserto (2009), Guardia dimenticata (2010). Ha tradotto in greco Hesse, Mc Cullers, Buchner, Melville, Hemingway, Poe e Fitzgerald. Da alcune sue opere sono stati tratti film e sceneggiati televisivi. E’stato tradotto in molte lingue. In italiano sono usciti i volumi: Il loro profumo mi fa piangere (tradotto da Gabriella Macrì) e La maglia numero 9 (tradotto da Paolo Bellotti), per le edizioni Crocetti.
Il loro profumo mi fa piangere”( Editore: Croccetti ,traduttore: Gabriella Macrì) contiene nove racconti del barbiere-confessore Euripide, che si ricorda degli uomini semplici e persone colte, dei ricchi e poveri, giovani e anziani, che frequentavano la sua bottega, il suo koureion, in greco. Tra forbici e rasoi, scorrono le storie delle esperienze umane. Ma,come in altri romanzi di Kumandareas l’unica, trasparente protagonista è sempre lei, l’Atene di questi nostri giorni, città-specchio di ogni vizio e virtù della Grecia, ma al tempo stesso capitale contemporanea che ci strega.  
Il romanzo “La maglia numero nove” è ambientato nella Grecia di fine anni cinquanta/inizio sessanta, periodo in cui lo stato ellenico lascia alle spalle i difficili anni della guerra e prova, non senza difficoltà e contraddizioni, a rinascere. Tra una generazione ancorata al passato e legata alle proprie tradizioni religiose, si fa spazio una generazione figlia della crescita economica con il mito del progresso e del benessere. Il campionato europeo di calcio è appena terminato, e il responso è stato piuttosto bizzarro e inaspettato: alzi la mano chi si aspettava la vittoria della Grecia e una disfatta così clamorosa delle compagini più blasonate del Vecchio continente. Ma i greci, oltre ad aver dimostrato di saperlo giocare, il calcio lo sanno anche raccontare. Kumandareas ci porta nelle curve degli stadi ellenici a respirare un calcio ancora intriso di passione popolare, genuino nel suo essere sport.