Ininterrottamente abitata sin dall’età ellenistica, capoluogo di provincia e città portuale fiorente in epoca romana, Salonicco fu la sede di una delle prime comunità cristiane in Europa e divenne, in età bizantina, una metropoli artistica e culturale di massimo rilievo, seconda per importanza solo alla capitale dell’impero, Costantinopoli. Esempi eccezionali e testimoni di quel periodo millenario in cui la città svolse un ruolo cruciale nello sviluppo dell’arte e dell’architettura, i monumenti paleocristiani e bizantini di Salonicco, che sparsi nel tessuto urbano moderno fanno della città un museo all’aperto, figurano dal 1988 nell’elenco del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.

Cenni storici

Denominata la “Ninfa del Golfo Termaico” e la “Symprotevousa”, ovvero la co-capitale, Salonicco (in greco: Θεσσαλονίκη, Thessaloniki) è oggi la seconda città per popolazione della Grecia e la prima e più importante della Macedonia e del settentrione del Paese. Centro economico e culturale di grande rilievo fin dall’antichità, la città vanta oltre duemila anni di presenza ininterrotta sul palcoscenico della storia.  

A fondarla fu nel 316/315 a.C. Cassandro, generale e poi re ellenistico di Macedonia, che le diede il nome di sua moglie e sorellastra di Alessandro Magno, Tessalonica. Servendo in un primo momento come porto militare, la città iniziò man mano a crescere grazie alla sua invidiabile posizione sul Golfo Termaico, allo sbocco della valle del fiume Axios. Dopo la battaglia di Pidna (167 a.C.), che oppose romani e macedoni e comportò la fine del Regno di Macedonia, Tessalonica divenne capoluogo di uno dei quattro distretti nominalmente indipendenti in cui fu divisa la regione dai vincitori. Con la fine della quarta guerra macedonica (150-148 a.C.) e l’annessione della Macedonia all’Impero romano, la città fu elevata a capitale della nuova provincia (Provincia di Macedonia), a cui fu successivamente aggregata tutta la Grecia. 

3muraTratto delle mura di Salonicco / Foto di Elisa Triolo, Wallsthess, CC BY-SA 2.0.

Sotto il dominio romano, Tessalonica entrò presto in una fase di rapido sviluppo e prosperità. Posta sulla via Egnatia (costruita tra il 146 a.C. e il 120 a.C.), che collegava l’Adriatico con l’Ellesponto e l’Asia Minore, la città divenne negli anni seguenti la più importante della Penisola balcanica, un centro di notevole peso militare e amministrativo e un nodo commerciale di massimo rilievo per i trasporti tra Oriente e Occidente. 

Avendo ottenuto il rango di “civitas libera” a seguito della battaglia di Filippi (42 a.C.), la città era destinata però a svolgere un ruolo rilevante anche rispetto alla storia del cristianesimo, quando, un secolo dopo (50 d.C.), a Tessalonica arrivò per predicare la nuova fede san Paolo. Come attestato dalle due lettere dell’apostolo ai Tessalonicesi – i più antichi scritti del Nuovo Testamento a noi pervenuti – la città fu da allora sede di una delle prime comunità cristiane e una delle prime basi per la diffusione della nuova religione in Europa.

Nel 300 l’allora cesare (sotto Diocleziano) e più tardi imperatore d’Oriente, Galerio, incaricato di difendere il limes danubiano, scelse Tessalonica come la sua capitale. Durante le persecuzioni contro i cristiani volute da lui o dallo stesso Diocleziano fu martirizzato anche il santo patrono della città, san Demetrio. 

Nel 330 la decisione di Costantino di trasferire la capitale dell’impero a Bisanzio/Costantinopoli contribuì ulteriormente a incrementare la crescita ed il valore geostrategico della città. Sotto Teodosio la città fu il luogo dove venne emanato il celebre editto, chiamato appunto di Tessalonica (380), con cui il Cristianesimo diventava l’unica e ufficiale religione dell’impero, ma anche lo scenario di un massacro ordinato dall’imperatore che costò la vita a migliaia dei suoi abitanti (390). Con la morte di Teodosio (395) e la definitiva divisione dell’impero in una parte orientale e una occidentale, la città passò sotto la sfera di influenza bizantina.

collage(A sinistra): Mosaico del VII/VIII sec. raffigurante il San Demetrio tra il vescovo e il governatore della città, conservato nella basilica di Aghios Dimitrios / Fonte: Wikimedia Commons, (A destra): Affresco raffigurante la Trasfigurazione di Gesù Cristo (XIV sec.), chiesa di Aghii Apostoli / Fonte: Wikimedia Commons

Nei secoli seguenti e fino alla sua caduta in mano ottomana nel 1430, Salonicco ebbe una storia movimentata in cui la città fu più volte oggetto delle incursioni e degli assalti di Goti, Avari, Persiani, Slavi, e Bulgari, e dovette subire la conquista, il saccheggio e la distruzione, da parte di diversi aggressori tra cui l Saraceni (904) e i Normanni di Sicilia (1185). Ai primi del Duecento, nel contesto della Quarta Crociata (1204), la città passò per un ventennio sotto il dominio dell’Impero latino di Costantinopoli, per poi essere presa da Teodoro Comneno Ducas, despota d’Epiro, nel 1224, recuperata dall’impero bizantino nel 1246, espugnata dopo un assedio di quattro anni dagli Ottomani (1387), ripresa dai Bizantini (1403), e da questi ceduta ai Veneziani (1423) fino alla sua definitiva conquista ad opera del sultano Murad II nel 1430. Malgrado tutto ciò, e sia pure con alterne vicende, nel corso del millennio bizantino Salonicco riuscì a diventare una delle più ricche e popolose città dell’impero, una metropoli e un centro culturale e artistico di tutto rispetto, seconda per importanza solo a Costantinopoli, il che le valse il titolo onorario di “Symvassilevousa” (“Συμβασιλεύουσα”), ovvero di co-regnante.

1024px THES Panaghia Chalkeon 5944La chiesa di Panaghia Chalkeon / Foto di Konstantinos Stampoulis (el:User:Geraki), THES Panaghia Chalkeon 5944, CC BY-SA 2.5

I Monumenti paleocristiani e bizantini di Salonicco

Ebbene fu soprattutto quest’ultimo periodo di oltre mille anni di storia a lasciare la sua impronta sul volto della città. Infatti, nonostante Salonicco conservi ancora numerose e importanti testimonianze di epoche precedenti o successive del suo passato, come ad esempio quelle legate al suo periodo ottomano o quelle concernenti la sua folta comunità ebraica fino alla prima metà del Novecento, è stato innanzitutto il patrimonio legato al Cristianesimo e all’Impero bizantino a imprimere maggiormente sulla fisionomia storica e sul paesaggio urbano di Salonicco.

2 aghios dimitriosLa basilica di Ahios Dimitrios / Fonte: Wikimedia Commons  

I monumenti di Salonicco che nel 1988 furono inseriti dall’UNESCO nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, costituiscono infatti alcuni dei più importanti e ben conservati esempi dell’arte e dell’architettura paleocristiana e bizantina. Costruiti durante un lungo arco di tempo, che va dal IV al XV secolo, e nascosti dietro ogni angolo del centro della città, questi 15 monumenti ci offrono uno spaccato delle principali tendenze e stili architettonici sviluppati e consolidatisi in ciascuna epoca e conservano al loro interno alcuni dei grandi capolavori della pittura monumentale e dell’arte musiva di età paleocristiana e bizantina.

Si tratta quindi di una serie di quindici edifici pubblici destinati a svolgere in passato varie funzioni, perlopiù religiose, ma anche laiche (i bagni bizantini) e militari (le mura cittadine). Di particolare rilievo, i tredici monumenti di culto, tra i più significativi del periodo bizantino, attraverso cui si evidenzia l’evoluzione dell’architettura ecclesiastica bizantina e la sua varietà stilistica che partendo dalla tipologia di basilica paleocristiana, e da quella con pianta basilicale a tre navate passò alla tipologia della basilica a cupola del periodo proto-bizantino, per poi arrivare alle chiese a croce iscritta del periodo medio-bizantino e fino a giungere a quelle a croce iscritta con peristilio del periodo tardo-bizantino. 

In queste chiese sono inoltre presenti complessi di pittura murale, mosaici e affreschi, rappresentativi di alcune delle principali tendenze artistiche, che si sono sviluppate nell’ambito della pittura monumentale bizantina, dalle sue origini (la Rotonda, San Demetrio, Ossios David), attraverso il periodo successivo all’iconoclastia (Santa Sofia) e quello detto “comneno” (affreschi della chiesa Ossios David, Monastero Latomou) fino a culminare nei secoli seguenti in quella che viene convenzionalmente chiamata la “Rinascenza paleologa” (periodo tardo-bizantino). 

Tra i più emblematici monumenti della città, la famosa Rotonda, un edificio a forma circolare (“pericentrico”)che fu costruito ai tempi di Galerio (intorno al 306), originariamente come tempio dedicato a Giove o ai Cabiri o, secondo altri, come mausoleo dello stesso Galerio (di cui anche il nome di Tomba di Galerio, con cui il monumento è noto in ambito italiano) e successivamente trasformato in chiesa (oggi consacrata a San Giorgio). Come dimostrato dagli scavi, la Rotonda si trovava all’epoca della sua costruzione al termine della via trionfale che collegava l’arco di Galerio con il palazzo imperiale. Ampliata e ristrutturata in epoche successive, essa conserva al suo interno alcuni dei più splendidi mosaici dell’arte paleocristiana. 

1024px Thessaloniki Panagia Acheiropoietos Παναγία Αχειροποίητος 5. Jhdt. 47812902731Capitelli delle colonne (V sec.) nella chiesa di Panaghia Achiropiitos / Foto di Herbert Frank from Wien (Vienna), AT, Thessaloniki, Panagia Acheiropoietos Παναγία Αχειροποίητος (5. Jhdt.) (47812902731), CC BY 2.0.

Nel centro della città si trova anche la chiesa di “Panaghia Achiropoiitos”, una basilica a tre navate con nartece e matroneo risalente al V secolo. La chiesa deve presumibilmente il suo nome attuale, attestato per la prima volta nel XIV sec., ad un’icona della Madonna (Panaghia) miracolosa e “achiropoiitos” (ovvero “non fatta di mano”) che vi sarebbe custodita. La chiesa si segnala soprattutto per la sua decorazione architettonica composta da una serie di colonne di elegante fattura che sono databili al V sec. e ascrivibili a botteghe costantinopolitane. Più in là, si trova anche la basilica di Aghios Dimitrios, la cui attuale forma risale al VII sec. Si tratta della chiesa del santo patrono della città, una basilica a cinque navate con transetto e cripta sotterranea, che presenta un’eccezionale decorazione marmorea e musiva. Bellissimi mosaici di pregiata fattura, però, si possono ammirare anche nel monastero paleocristiano di Latomou (VI sec.) e nella sua chiesetta di Ossios David. 

Inoltre, a questo primo periodo risale anche la cinta muraria di Salonicco, che fu costruita alla fine del IV secolo sotto il governo dell’imperatore Teodosio, e di cui rimangono ancora estesi tratti.

monilatomouIl celebre mosaico che ricopre la volta dell’abside della chiesetta di Ossios David, Monastero di Latomou che rappresenta la visione di Ezechiele / Fonte: © Ministero della Cultura e dello Sport ellenico 

Ad un periodo successivo appartengono invece le chiese di Aghia Sofia e Panaghia Chalkeon. Un caso esemplare della tipologia di passaggio dell’architettura ecclesiastica bizantina in cui la pianta a croce greca si combina con la cupola, la chiesa di Aghia Sofia (VIII sec.) presenta una decorazione musiva appartenente a tre fasi diverse dell’arte bizantina. Il maestoso mosaico della cupola che ha come soggetto l’Ascensione di Gesù al cielo (fine del IX sec.) rappresenta una delle più importanti creazioni del periodo della cosiddetta “Rinascenza macedone”. Comunemente chiamata la “Chiesa Rossa”, la flessuosa Panaghia Chalkeon (ossia “Madonna dei Ramai”), con evidenti influenze costantinopolitane, risale al XI sec. e, costruita con la tecnica del mattone nascosto, appartiene alla tipologia di chiesa a croce iscritta.

agia sofiaLa chiesa di Aghia Sofia (VIII sec) / Foto di Andrew Zorin, Храм Святой Софии – panoramio (1), CC BY-SA 3.0

I bagni bizantini, la cui costruzione si fa risalire al XIII secolo, sono situati ai piedi della Città Alta di Salonicco (Ano Poli) e costituiscono l’unico esempio di architettura secolare bizantina nella città che ci sia pervenuto.

Infine le sette chiese restanti, quelle di Aghios Panteleimonas, Aghii Apostoli, Aghia Ekaterini, della Trasfigurazione del Salvatore, il catholicon (chiesa principale) del Monastero Vlatadon, la chiesa del Profeta Ilia e quella ad aula unica di Aghios Nikolaos Orfanòs, appartengono tutte all’epoca tardo-bizantina e furono erette nel periodo compreso tra il XIII e XIV secolo. In esse si può notare lo sviluppo, il culmine e il declino, di quest’ultimo e grande periodo di fioritura e risveglio artistico della storia bizantina che viene di solito indicato come “Rinascenza paleologa”. Costruite in una varietà di stili architettonici le chiese tardo-bizantine di Salonicco sono contraddistinte dalle loro proporzioni armoniosi ed eleganti e dalle loro ricercate decorazioni murali.

agios nikolaos orfanosL’interiore della chiesa di Aghios Nikolaos Orfanos con i suoi affreschi murali / Foto di Anna Schön, Thessaloniki-Hagia Nicolaos Orphanos- 5685×3807CC BY-SA 3.0.

Tra queste si segnalano soprattutto la chiesa di Aghii Apostoli per la sua splendida decorazione ceramoplastica e quella di Agios Nikolaos Orfanòs per i suoi magnifici affreschi murali, che rappresentano uno dei più completi complessi pittorici del periodo dei Paleologi conservati a Salonicco. 

*Immagine in copertina: La Rotonda di San Giorgio a Salonicco (nota anche come Tomba di Galerio) / Foto di Daniel Tellman, Rotonda – Mausoleo di Galerio, CC BY 2.0

 

Fonti principali:
(in italiano)
Monumenti UNESCO, Sito web del comune di Salonicco
(in greco)
I monumenti paleocristiani e bizantini di Salonicco – Sito web del Ministero della Cultura greco
(in inglese)

s.d.

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