Lo scorso 9 giugno è stata presentata, per la prima volta, l’analisi completa delle iscrizioni incise sul famoso meccanismo di Anticitera. L’evento, che si è tenuto al Pireo, presso la Biblioteca Storica della “Fondazione Aikaterini Laskaridis”, ha visto la partecipazione di eminenti scienziati e studiosi così come di un vasto pubblico.

Il team internazionale di ricercatori che ha studiato la macchina considerata come il primo “computer” analogico conosciuto, ha esposto i risultati di dieci anni di sforzi per svelare il mistero dietro il celebre strumento astronomico dell’antichità. In effetti la loro ricerca conferma gran parte delle nostre conoscenze riguardanti quell’oggetto enigmatico, arricchendole con nuovi elementi estremamente interessanti.

Il meccanismo di Anticitera è senza alcun dubbio uno dei reperti archeologici più importanti ed affascinanti di sempre testimoniando delle capacità ingegneristiche e tecnologiche degli antichi Greci. Gli scienziati non hanno mai smesso di cercare di rivelare il suo funzionamento fin dalla sua scoperta nel 1901 in un relitto ritrovato nel mare tra la Grecia continentale e Creta, al largo dell’isoletta dalla quale la macchina trae il suo nome (Cerigotto, in italiano).

In realtà lo straordinario meccanismo era un oggetto composto da un gran numero di ingranaggi di bronzo -purtroppo corrosi dall’acqua marina- risalente alla fine del II-inizio del I secolo aC. Inoltre quella macchina a ruote dentate era ricoperta di iscrizioni, sfortunatamente estremamente illeggibili. Mentre nel passato sono state avanzate varie ipotesi sia sul funzionamento che sull’uso della macchina, è stato a lungo impossibile leggere più di alcune centinaia di caratteri iscriti sui 82 frammenti ritrovati.

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Eppure gli esperti si resero conto ben presto che si trattava di uno strumento astronomico. Ma la perfezione di questa macchina strana e le sue complicate funzioni sono state comprese del tutto solo di recente, grazie ai progressi scientifici. È stato un processo minuzioso: attraverso l’uso di scanner speciali, della tecnologia a raggi X e di una tecnica fotografica contemporanea che espone le superficie a diversi livelli di luminosità, offrendo immagini di altà qualità, gli scienziati sono infine riusciti a leggere i circa 3.500 caratteri di testo sopravvissuti sull’interno e sull’esterno del meccanismo, nonostante che le dimensioni estremamente ridotte delle lettere (1,2-3,00 mm), la superficie non uniforme dei frammenti e le loro deformazioni abbiano complicato ulteriormente il loro compito già difficile.

«Ora abbiamo dei testi che possiamo leggere esattamente in greco antico. Quello che avevamo prima era come ascoltare una radio piena di interferenze», dice Alexander Jones, professore di storia della scienza antica all’Università di New York e membro del team, aggiungendo che «sono un sacco di dettagli utili perché conosciamo molto poco dell’astronomia greca di quel periodo e essenzialmente niente della loro tecnologia, eccetto quello che vediamo qui … Perciò questi piccolissimi testi valgono molto per noi».

Antikythera laskaridi

In pratica il meccanismo di Anticitera era un calendario solare e lunare: mostrava le fasi lunari, la posizione del Sole e della Luna nello zodiaco, la posizione e le orbite dei pianeti. Inoltre calcolava gli anni bisestili e prevedeva le eclissi. È importante notare altresì che, sebbene le fonti antiche parlino dell’esistenza di tali meccanismi, quello di Anticitera è l’unico a essere sopravvissuto. Secondo gli esperti apparteneva molto probabilmente a un uomo ricco, poiché il costo di tali oggetti potrebbe raggiungere le 200 libbre d’oro.

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Il funzionamento è estremamente complicato. Sul lato frontale viene rappresentato, con estrema precisione, la posizione e il moto dei pianeti, testimoniando altresì dell’esistenza di registri relativi ai movimenti dei corpi celesti anche per secoli prima della costruzione del meccanismo. Il piatto centrale raffigura un sistema planetario geocentrico : gli indicatori rappresentanti il Sole, la Luna e i cinque pianeti allora conosciuti, ovvero Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, ruotavano ciclicamente nelle costellazioni dello Zodiaco greco. Sullo stesso strato erano iscritti anche alcuni eventi astronomici di rilievo. Su un secondo piatto era raffigurato il ciclo lunare o metonico, un modello di 235 mesi lunari, corrispondenti a 19 anni solari, usato nel mondo antico per predire le eclissi. Segue il ciclo di Saros. I nomi dei mesi suggeriscono una qualche connessione con la città di Corinto o con qualcuna delle sue colonie in Epiro.

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Benché lo scopo primario della machina fosse astronomico, una funzione astrologica non è forse da escludere, secondo gli scienziati. Inoltre il meccanismo era dotato di un sistema che serviva per stabilire la data di inizio degli grandi eventi sportivi dell’antichità greca: i Giochi Panellenici -quali i giochi olimpici, pitici nemei e istmici-, ma anche quelli organizzati a Dodona in Epiro così come le feste di Aleia che si celebravano a Rodi.

Infine, la sezione posteriore del meccanismo fornisce una descrizione dettagliata del funzionamento. Secondo Jones “è come un manuale di astronomia … che collegava i movimenti del cielo e dei pianeti con le vite degli antichi Greci e il loro ambiente”.

Gli scienziati hanno saputo individuare quali sono le parti del meccanismo che mancano. Ora, la loro più grande speranza è che gli archeologi che stanno attualmente rivisitando il relitto scopriranno dei pezzi mancanti, o persino un altro meccanismo simile. “Magari la nostra interpretazione potrebbe essere arricchita, a un certo punto, da altre parti del meccanismo recuperate nel mare” spera Yanis Bitsakis, un altro membro del team.

 

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