“Senza la traduzione abiteremmo province confinanti con il silenzio” diceva George Steiner, il grande filosofo e teorico della letteratura. Ed è a questo combattere contro il silenzio imposto da Babele che si dedica, da più di vent’anni, anche il nostro ospite di oggi.
Filologo e traduttore, per mestiere e vocazione, Maurizio De Rosa ha reso in italiano i libri di alcuni dei maggiori autori greci contemporanei. Tra questi ultimi, per citarne alcuni, Dido Sotiriu, Jorgos Theotokàs, Dimitris Chatzis, Aris Alexandru, Zyranna Zateli, Maro Duka, Pavlos Màtesis, Jannis Maris, Ioanna Karistiani, Vasilis Alexakis, Konstantinos Tzamiotis ecc. Oltre alle traduzioni, ha al suo attivo due libri sulla storia della letteratura neogreca, Voci dall’agorà (2005) e Bella come i greci (2015), e un’antologia del racconto greco contemporaneo, Il vicino di casa (2011). Inoltre, è membro dell’Associazione italiana di studi neogreci e collaboratore fondamentale della casa editrice “ETPbooks”. Nel 2016 il Ministero della Cultura greco lo ha insignito del premio nazionale della traduzione per il romanzo La sorella segreta di Fotini Zalikoglu.
Nell’intervista* che segue ci parla, tra l’altro, dei suoi progetti presenti e futuri, avendo sempre come guida l’amore per la letteratura neogreca e il desiderio di farla conoscere il più possibile al pubblico italiano.
Il suo rapporto con la letteratura greca è un rapporto che dura da anni. Che cosa l’ha spinta a imparare il greco moderno? Quali sono state le circostanze e le ragioni per cui ha deciso di occuparsi della traduzione della letteratura neogreca?
Nel 1992 ero studente di Lettere antiche a Milano e viaggiai per la prima volta in Grecia per il classico tour archeologico. Oltre che dall’archeologia, rimasi affascinato dalla Grecia di oggi, dal misto di continuità e rottura al quale l’università non mi aveva preparato. Fui colto dalla curiosità: cos’era successo al mondo greco dalla fine convenzionale dell’antichità ai giorni nostri? Di cosa era fatto il mondo di quegli uomini e di quelle donne che dicevano ancora άνθρωπος, θάλασσα e ουρανός – per citare Elytis? Tornato in Italia, decisi di approfondire la conoscenza del greco moderno seguendo il seminario della prof. Amalia Kolonia. Dopo la laurea, con una tesi su Elytis, entrai in contatto con l’editore Nicola Crocetti, che in quel periodo dava inizio alla collana di letteratura neogreca Aristea e mi chiese di provare a tradurre per lui. Da allora sono trascorsi una ventina d’anni e circa cinquanta traduzioni.
Nel 2004 si trasferisce ad Atene. Quali motivi hanno suggerito questa sua decisione? E, anche se ormai considerato per metà greco, cosa significa essere uno straniero in Grecia?
Nel maggio del 2004 la Grecia sarebbe stata Paese ospite alla Fiera del libro di Torino. Christos Lazos, allora direttore dell’Ekevi (Centro ellenico del libro), mi chiese di trasferirmi ad Atene per collaborare alla preparazione dell’evento. Senza pensarci due volte nel giro di poche settimane lasciai Milano per trasferirmi ad Atene. Confesso che in Grecia non mi sono mai sentito uno straniero. Quando sono venuto, nel 2004, avevo già molti amici, contatti, un po’ ero noto per le mie traduzioni, la lingua non era un problema e ricordo il calore dei colleghi dell’Ekevi. Neppure la famigerata burocrazia greca mi ha mai creato imbarazzi, essendo abituato a quella italiana, forse ancora più astrusa. È un onore per me essere considerato mezzo greco, cosa che del resto mi sento, ma ci tengo a mantenere anche una prospettiva esterna sulle cose, che reputo positiva anche per gli amici greci.
Cosa rappresenta oggi la Grecia e la cultura greca nell’ immaginario collettivo italiano? Cosa si sa sulla Grecia moderna?
Della Grecia moderna si ha una conoscenza assai frammentaria e influenzata dalla formazione e dagli interessi particolari di ciascuno. Chi ha ricordi del liceo classico tende a conguagliare l’immagine scolastica dell’antichità con l’oggi, spesso con vena nostalgica. Chi ama le isole, considera la Grecia un paradiso delle vacanze. Per i più giovani la Grecia è spesso la meta dei primi viaggi senza mamma e papà, un luogo di iniziazione alla vita, se vogliamo. Altri ancora, che della Grecia (antica e moderna) non sapevano nulla, hanno creduto di poter trovare una chiave di lettura del Paese nella crisi del 2010 grazie ad alcune analogie con le varie crisi politiche ed economiche italiane. Il nucleo della Grecia di oggi, tuttavia, resta ancora in grandissima parte sconosciuto. In questo momento l’immagine della Grecia è affidata ad alcuni prodotti di successo, soprattutto gastronomici, alle vacanze e ai reportage sulla crisi, che spesso però hanno proiettato una fisionomia distorta e parziale, se non addirittura ideologica, delle reali dinamiche in campo.
Quanto è conosciuta la letteratura neogreca in Italia? Quali libri o scrittori hanno avuto un’accoglienza favorevole da parte del pubblico italiano?
La letteratura neogreca in Italia continua a essere sostanzialmente sconosciuta, così come del resto scono sconosciute, nonostante la gran mole di traduzioni, moltissime altre letterature nazionali di dimensioni analoghe. Una notevole eccezione è costituita dai libri di Petros Màrkaris, che conoscono da anni un successo straordinario, ma non sono stati capaci di fare da apripista per il resto della letteratura greca. Un fenomeno analogo sta avvenendo, in campo italiano, con i libri di Elena Ferrante. Ciononostante, a parte Màrkaris, un buon riscontro in passato hanno avuto anche i libri di Ioanna Karistiani, Madre di cane di Pavlos Màtesis, i Lupi di Zyranna Zateli e, ovviamente, Kazantzakis e Kavafis, quest’ultimo oggetto di un vero e proprio culto letterario.
Molti sostengono che la crisi finanziaria abbia destato all’estero un vivo interesse editoriale nei confronti della Grecia. Si verifica una tale tendenza in Italia?
All’inizio sì anche se la grande editoria italiana, come ho detto, è in generale indifferente alle letterature minori, a maggior ragione in questo periodo di crisi in cui il primo comandamento è far quadrare i bilanci. I libri di Yanis Varoufakis hanno avuto successo, per esempio, ma sono saggi politici e non certo letteratura. A livello internazionale si fa sempre più strada la convinzione che le letterature minori, per affermarsi all’estero, debbano specializzarsi, sull’esempio delle letterature scandinave, e affidare il “canone” all’editoria minore. Non è forse un caso che in Italia, negli anni della crisi, i due scrittori greci di maggior successo siano Petros Màrkaris e Lena Mantà, ossia due scrittori di genere (a prescindere dal valore letterario di ciascuno) che garantiscono a chi li propone la sicurezza del successo commerciale.
Secondo Lei, l’esperienza della crisi, comune e condivisa fra l’Italia e la Grecia, può risultare in un rafforzamento dei legami tra loro nell’ambito letterario-culturale? E come potrebbe aiutare, a proposito, l’accordo di cooperazione culturale triennale, firmato l’anno scorso tra i due paesi?
Sono fermamente convinto che la cultura possa fungere da volano anche per l’economia e in questo senso credo che una maggior cooperazione tra Grecia e Italia in questo ambito non potrà che portare vantaggi a entrambi i Paesi. Per quanto riguarda la diffusione della letteratura greca in Italia, di sicuro sarebbe un aiuto importante il ripristino dei sussidi alla traduzione, che purtroppo sono stati sospesi da molti anni.
Di recente, oltre alla sua attività di traduttore, Lei ha unito le sue forze con Enzo Terzi, fondatore delle edizioni “ETP books”, dando inizio a una collaborazione promettente. Ci vuole parlare un po’ della vostra iniziativa e dei vostri futuri progetti?
L’iniziativa di ETP books, di cui ho assunto, diciamo così, la direzione artistica, ha lo scopo di proporre agli italiani la letteratura greca che nessun grande editore troverà mai il coraggio e lo spazio di proporre. Pioniere in questo campo fu, una ventina di anni fa, Nicola Crocetti, grazie al quale un corpus notevole di letteratura neogreca si trova oggi disponibile in italiano. Le condizioni in cui opera ETP, naturalmente, sono molto più difficili a causa della generale crisi economica, sia in Grecia sia in Italia. Ma il sogno resta vivo e le difficoltà non credo che siano un ostacolo serio in presenza di volontà e chiarezza degli obiettivi. In fin dei conti, se per agire aspettassimo le condizioni ideali, probabilmente nella vita non concluderemmo nulla. Forse è per questo che molte imprese editoriali, in Grecia, sono nate proprio nel cuore della crisi. Quanto a ETP, abbiamo già pubblicato, per la prima volta in italiano, opere di Theotokàs, Skambardonis, Tzamiotis, e tra poco pubblicheremo Karagatsis, Efthymiadi e altri. Inoltre nella collana Rose Nere stiamo a poco a poco pubblicando le opere di Jannis Marìs. Nei prossimi mesi verrà anche inaugurata una collana di saggistica sulla Grecia. Finora la risposta del pubblico è incoraggiante. Come direbbe Aldo Manuzio, il primo italiano che nel Cinquecento assieme ai suoi collaboratori greci diede il via all’ambiziosissimo progetto di pubblicazione a stampa dei classici greci, il sostegno dei lettori è indispensabile per il proseguimento della nostra attività.
*Intervista accordata a Stefanos Dimitriadis per PUNTO GRECIA.
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