“Greca di Calabria“: è questa l’identità che vanta con orgoglio la linguista Maria Olimpia Squillaci, come ci spiega in questa intervista*, in cui ci presenta l’operato prezioso dell’associazione ellenofona “Jalò tu Vua” in difesa del patrimonio greco-calabro, il suo proprio lavoro di ricerca sul patrimonio linguistico della Calabria e del Salento ma anche come lei stessa prospetta il futuro degli idiomi greci del Sud Italia.
Le comunità grecofone d’Italia sono fonte di grande emozione e orgoglio per i greci, esempio vivente della forza della cultura ellenica e dei forti legami tra i nostri due paesi. Cosa significa per Lei fare parte di questa antica comunità linguistica?
Si, so benissimo quanto i greci siano legati alle nostre comunità. In Grecia basta dire “sono greca di Calabria” e tutte le case e i cuori si aprono, a volte scendono anche le lacrime, e comincia la festa.
Personalmente, considero una ricchezza per me l’essere parte di questo patrimonio culturale e storico che ha costruito la mia identità, esprime chi sono.
In Italia, al contrario, non tutti conoscono la nostra minoranza e mi è capitato più volte di dover spiegare chi siamo effettivamente, come mai parliamo greco, da dove proveniamo.
Come nasce l’associazione “Jalò tu Vua”, di cui Lei fa parte? Quale ruolo ha nel difendere il patrimonio linguistico ellenico?
L’associazione Jalò tu Vua (www.jalotuvua.com) è una delle più antiche associazioni ellenofone ancora attive sul territorio, opera dal 1972 in difesa del patrimonio greco-calabro e ha sempre strenuamente difeso e promosso la lingua greca di Calabria. Lo scopo principale dell’associazione è stato sempre quello di incrementare il numero dei parlanti. E’ l’unica associazione, ad esempio, a prevedere nello statuto che 5 membri sui 7 del consiglio direttivo debbano parlare il greco. E’ stata la prima, e ad oggi l’unica, a promuovere una giornata interamente dedicata ai parlanti, per stimolarli a parlare solo in lingua. Ha sempre trovato mezzi innovativi per trasmettere il greko, attraverso musica, cortometraggi, cartoni animati, app per smartphone e summer schools. Per ogni “epoca” ha sperimentato quelli che erano gli strumenti più “attraenti” per i giovani, per avvicinarli alla nostra lingua, e con tenacia ha realizzato e portato avanti molti progetti.
Particolarmente interessanti sono le iniziative innovative dell’Associazione, grazie anche all’attiva partecipazione dei giovani della comunità grecofona. Come sono stati realizzati il cartone animato e l’app del dizionario? Come possono contribuire le nuove tecnologie nel salvaguardare questa millenaria tradizione linguistica?
Il cartone animato ha una struttura particolarissima e molto innovativa. Innanzitutto, si può ascoltare in tre lingue: greco-calabro, dialetto romanzo e italiano. Dopo aver ascoltato e memorizzato la storia, si guarda il cartone con un sottofondo di musiche tradizionali. L’intero lavoro ha visto il coinvolgimento di artisti locali.
L’app, che è stata realizzata grazie al sostegno economico del GAL Area Grecanica, è uno strumento pratico, molto utile per usare quotidianamente la lingua. Infatti, avendo un dizionario sempre in tasca, nel loro smartphone, i giovani sono molto facilitati a utilizzare il greko, anche solo per chattare o postare su Facebook. La tecnologia è stata il nostro più grande alleato quest’anno, proprio perché attraverso Skype, Facebook e Whatsapp siamo riusciti a creare un nuovo gruppo di giovani parlanti che, pur non essendo sempre vicini geograficamente, per motivi di studio o lavoro, possono continuare a praticare il greco-calabro giornalmente.
Il patrimonio linguistico greco è parte centrale anche per il Suo lavoro di ricerca da linguista: qual è lo scopo del progetto “Investigating the future of the Greek minorities of Southern Italy” di Smithsonian Institution? Come può contribuire un tale progetto alla difesa delle lingue greche del Sud d’Italia?
Nel mio lavoro per il progetto SMiLE – Sustaining Minoritized Languages in Europe, dello Smithsonian, che porto avanti insieme all’antropologa greco-salentina Manuela Pellegrino, mi occupo di analizzare il processo di rivitalizzazione linguistica che è stato realizzato negli ultimi 50 anni in Calabria e nel Salento. Ci interessa capire qual è stata la percezione dei parlanti, il loro modo di vedere questi progetti, la visione che hanno della comunità, della lingua, dei nuovi potenziali parlanti, e ci interessa esplorare qual è stato il sostegno reale delle due comunità in questo processo. Inoltre, vogliamo soffermarci su quello che sta accadendo ora e capire se ci sono potenzialità per sviluppare un nuovo progetto di rivitalizzazione linguistica a lungo termine per il greco della Calabria e del Salento.
Qual è il futuro per il greko di Calabria?
Eh, bella domanda, che vale anche per il greco salentino! Credo che tutto si giocherà sull’amore che nutriamo per queste lingue: se le amiamo a tal punto da parlarle giornalmente intorno al tavolo della cucina, e quindi a casa, con i più grandi e con i più piccoli, se le amiamo a tal punto da dare loro la possibilità di raccontare il 2000 allora sì, ci sarà un futuro. Ma se continueremo a discutere della loro morte o, peggio, a convincerci che sono già morte, allora dovremo accettare il fatto che, probabilmente, continueranno a camminare sotto altre forme ma non le potremo più ascoltare dalla bocca di nessuno. Per questo il nostro motto è: “An me platèzzise zio – Se mi parli vivo”.
N.d.R: L’Associazione “Jalò tu Vua” sta organizzando una campagna di raccolta fondi a sostegno dei suoi progetti per salvare il greco-calabro. Per maggiori informazioni si consulti il link Se mi parli vivo
*Intervista accordata all’ Ufficio Stampa & Comunicazione dell’ Ambasciata di Grecia in Italia (Roma).
TAGS: Interviste | Opinioni | Personnaggi