Aggeliki Spanou (Nea Selida): È corretto sostenere che vi sia un trend verso politiche più conservatrici a livello internazionale? Questa è una tendenza riversibile?

Massimo d’Alema: Non credo sia corretto sostenere che vi sia un trend a favore di politiche conservatrici a livello internazionale. La situazione mi sembra molto più complessa.  Se intendiamo per politiche conservatrici quelle di ispirazione neoliberista che hanno dominato negli ultimi 30 anni, dobbiamo sottolineare che anche queste politiche e i partiti che le hanno sostenute sono in crisi. Ciò che sta crescendo nel mondo sono il nazionalismo, il protezionismo e un confuso sentimento antiglobalizzazione, alimentato anche dalla paura verso il terrorismo e l’immigrazione. Tutto ciò divide la destra, così come anche la sinistra e apre uno scontro assolutamente inedito. Basta pensare al confronto tra Donald Trump e Angela Merkel. Il vero problema per i progressisti è come presentarsi concretamente come una forza che rifiuta il nazionalismo, pur non difendendo la globalizzazione neoliberale così come essa è. La vera sfida è proporre una nuova concezione e nuove regole per il mondo globale a cominciare, per quello che ci riguarda, per l’Europa

AS (NS): È davvero una discussione pertinente quella sulla crisi della politica socialdemocratica in Europa?

MdA: Indubbiamente in diversi paesi europei, ma non in tutti, si manifesta una crisi dei tradizionali partiti socialisti e socialdemocratici. Io credo che ciò dipenda in parte dal fatto che la socialdemocrazia è apparsa spesso subalterna a politiche neoliberali e comunque incapace di condizionare le politiche europee in direzione della crescita, della piena occupazione e della giustizia sociale. Anche per questo gli elettori si sono orientati verso partiti più radicali o, come si dice, populisti; oppure verso il non voto. È certamente importante discutere del futuro del socialismo europeo. A me pare, per semplificare, che ci si trovi di fronte ad una scelta alternativa piuttosto chiara: o convergere con le forze conservatrici per fare argine contro i cosiddetti populismi, o rilanciare una visione alternativa dell’Europa e dei suoi compiti che muova dalla riscoperta della identità e della funzione della sinistra.

AS (NS): Come identificarvi nello spettro politico?

MdA: Personalmente inclino per questa seconda prospettiva.

italinieuropei

AS (NS): Come definire oggi  il termine ‘’progressista’’ a suo avviso?

MdA: Con il termine progressista si intende un militante della sinistra. Si usa questo termine perché esso appare più accettabile a livello globale. Negli Stati Uniti e in altri paesi infatti per ragioni storiche e culturali non appare accettabile il riferimento al socialismo, così come in Europa non si potrebbe definire liberale (liberal) un esponente della sinistra. Progressive è un’espressione accettabile in tutto il mondo.

AS (NS): Molti suggeriscono che il contrasto ‘’destra vs sinistra’’ nelle politiche è oggi irrilevante; il nuovo contrasto è ‘’populismo vs razionalismo’’. Cosa ne pensi?

MdA: Io ritengo che il cuore dell’identità della sinistra sia quello dell’impegno per combattere e ridurre le diseguaglianze. Taluno ritiene che questa sia un’impostazione “vecchia”. Ma se guardiamo al mondo di oggi ci rendiamo conto che la crescita delle diseguaglianze è così impressionante da rendere la lotta per l’eguaglianza il compito più urgente non solo per la sinistra ma per tutti i democratici. È accettabile un mondo nel quale otto individui detengono una ricchezza uguale a quella della metà dell’umanità? È evidente che oggi più che mai tornano attuali valori fondamentali della sinistra che secondo qualcuno erano invecchiati o tramontati.

Come si comprende dal ragionamento che ho svolto sin qui considero, al contrario, che il contrasto destra sinistra è più che mai rilevante oggi. Aggiungo che bisognerebbe parlare di destre e di sinistre. Chi sostiene la necessità di un’alleanza di tutte forze del sistema contro il cosiddetto populismo va in una direzione, a mio giudizio, sbagliata. La forza della rivolta populista è proprio quella di volere colpire un establishment presentato come complessivamente responsabile della crisi, delle ingiustizie sociali e delle contraddizioni di oggi. Se la sinistra si unisce ai conservatori non fa che confermare la tesi della esistenza di un indistinto establishment e favorisce così le ragioni e la possibile vittoria del populismo.

AS (NS): Può descrivere il futuro della politica italiana?

MdA: La politica italiana è sempre abbastanza imprevedibile. Purtroppo il leader del partito democratico Matteo Renzi sembra di fatto indirizzarsi verso un’alleanza politica con il centro destra di Silvio Berlusconi. Questo sbocco appare credibile anche alla luce delle politiche neoliberiste perseguite dalla maggioranza del partito democratico nel governo del paese. La mia personale opinione è che questa tendenza potrà favorire un successo elettorale del Movimento 5 stelle. Bisognerà anche vedere quale risultato potrà ottenere la nuova forza di sinistra che si va costituendo in seguito alla svolta moderata del pd. Insomma la situazione italiana appare quanto mai incerta, tanto più che l’approdo più che probabile ad una legge proporzionale – sia pure con lo sbarramento al 5% – potrebbe portare ad un parlamento incapace di esprimere una maggioranza di governo.

AS (NS): Come si esamina la Grecia, qual è la vostra valutazione per la situazione attualle? La Grecia sta per uscire dalla crisi economica nel prossimo futuro? Qual è la vostra valutazione del governo greco e delle sue performance?

MdA: Non spetta a me esaminare la situazione interna della Grecia. È evidente che la Grecia fatica ad uscire dalla crisi economica anche per il peso del dissesto finanziario preesistente e delle severe misure di austerità imposte dall’Unione europea e dalla Troika. Sono sempre stato dell’opinione che per consentire alla Grecia una significativa ripresa si dovrebbe decidere un alleggerimento sostanziale del suo debito. È un tema di cui si discute in Europa, ma sul quale non vi sono ancora decisioni determinanti.

AS (NS): Secondo alcuni analisti, SYRIZA (il partito al governo) è pronto a fare turno verso i partiti socialdemocratici dell’Europa.Altri sostengono che è bloccato nelle contraddizioni politiche di un partito che si è identificato come parte della “sinistra radicale” e che ha ancora governato la Grecia presentando alle esigenze dei finanziatori del paese. Dove pensi che SYRIZA appartiene o dovrebbe trovarsi nel futuro?

MdA: Non so se Syriza intenda puntare a divenire parte del movimento socialista europeo. Ritengo tuttavia che si debba favorire un dialogo e un rapporto positivo tra i socialisti europei e Syriza cominciando con l’incoraggiare un atteggiamento più aperto verso i socialisti greci anche perché penso che l’unità della sinistra in Grecia sia una condizione importante per evitare il ritorno della destra conservatrice al governo del paese.