Questa settimana abbiamo l’onore e il privilegio di ospitare un’intervista a S.E. Efisio Luigi Marras, l’Ambasciatore d’Italia in Grecia.

Nato nel 1955, laureato in Giurisprudenza, l’Ambasciatore Efisio Luigi Marras ha ricoperto diversi incarichi presso gli uffici del Ministero degli Affari Esteri italiano e all’estero. È Ambasciatore ad Atene dal 15 ottobre 2015.

In questa intervista* ci parla, tra altri, del ruolo fondamentale che svolge la Cultura nella cooperazione tra i due Paesi, e, inoltre, dell’idea d’Europa e della gestione della crisi migratoria.

Ormai si trova ad Atene da tre anni. Quali sono le Sue impressioni sulla vita qui e sui greci?

Sono ad Atene da due anni e mezzo e ogni giorno scopro sempre meglio le varie dimensioni del Paese, di cui spesso noi stranieri – persino noi italiani che siamo così vicini alla Grecia – abbiamo una percezione superficiale. Mi riferisco alla Grecia che è ad un tempo mediterranea, ma anche continentale e balcanica, proiettata naturalmente verso Oriente e verso Sud, eppure saldamente ancorata all’idea di Europa, che in qualche modo riassume tutte queste dimensioni, una idea di cui il Paese rimane l’anima fondante. Sono elementi, questi, che spiegano l’atteggiamento naturalmente dialogante del greco, la sua tolleranza così come l’orgoglio identitario. In questi anni ho visto, specie ad Atene, la sofferenza dovuta alla crisi economica, una sofferenza che a volte non traspare perché attutita dalla dignità e dalla solidarietà fra greci, dal sole e dalla bellezza del Paese.

Cosa significa per Lei l’essere in questo posto in una congiuntura storica difficile sia per la Grecia che per l’Italia e quali sono le Sue priorità in quanto Ambasciatore d’Italia?

Significa nutrire, insieme ai miei colleghi in Ambasciata, un senso se possibile ancora maggiore di responsabilità nel nostro lavoro quotidiano. Un senso di urgenza a fare e a fare bene. Ritengo che se riusciremo a intensificare i rapporti bilaterali fra i nostri due Paesi – e da fare, mi creda, c’è molto – avremo fatto il nostro dovere e dato il nostro contributo per il superamento delle attuali difficoltà, nazionali ed europee. Stiamo lavorando in questa direzione e i risultati sono incoraggianti. Possiamo creare nuove e più durature opportunità di impresa e quindi posti di lavoro specie per i giovani. Possiamo sviluppare la collaborazione in ogni settore e, così facendo, rafforzare l’apporto meridionale alla tessitura  europea che deve recuperare armonia e equilibrio nel suo procedere.

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L’Italia e la Grecia. Paesi vicini, legati da affinità storiche e culturali e, di recente, dall’esperienza comune di una crisi multipla (economica e umanitaria). Qual è il ruolo della cultura in una tale circostanza? Come potrebbe aiutare, a proposito, l’accordo di cooperazione culturale triennale firmato l’anno scorso tra i due Paesi? E cos’è il Tempo Forte?

La Cultura, specie per due Paesi come i nostri, ha una importanza fondamentale sempre, ma soprattutto nei momenti di difficoltà perché  aiuta a non smarrirci, a mantenere una visione chiara, a fare leva sui nostri punti di forza. Aristotele diceva che la Cultura quando si è ricchi è un lusso in cui indulgere, quando si è poveri è una necessità, un riferimento vitale. Questa è in fondo la ragione alla base del successo e del riscontro di entusiasmo suscitato dall’iniziativa culturale Tempo Forte che abbiamo lanciato qualche mese fa per radunare le migliori forze greche e italiane in una strategia – direi anche in una filosofia e in un metodo – per la promozione delle nostre attività congiunte in ogni settore culturale, non  per una stagione soltanto, ma per instaurare percorsi da sviluppare e arricchire senza un termine temporale. Alcuni esempi sono la collaborazione instauratasi fra enti dello spettacolo dei due Paesi, la prossima apertura della casa di Foscolo a Zante, cui mi auguro seguirà l’apertura di un museo con un centro studi dedicato al Poeta e alla letteratura dello Ionio, l’organizzazione tutti gli anni di una settimana italiana ad Atene. Analogamente stiamo lavorando affinché anche in Italia vi sia una presenza greca, più giovane e aggiornata.

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Cosa rappresenta, secondo Lei, l’Ue per gli italiani? Come vedono loro il sistema della “governance” economica dell’Ue?

L’Europa è/deve essere un riferimento, una sintesi di valori in cui tutti i popoli europei devono potersi riconoscere, si devono sentire rappresentati e tutelati. Questa è sempre stata l’idea d’Europa, dall’Antichità a oggi. L’idea d’Europa è del resto anche, mi pare, il titolo di un piccolo, prezioso libro dello storico italiano Chabod che meriterebbe di essere letto da molti europei. L’Europa oggi è confrontata con la globalizzazione, cioè da molteplici, nuovi, trasversali equilibri, con sfide e opportunità, che non devono illuderci di riuscire a “farcela da soli”, perché in questo fenomeno prevalgono sia grandi entità statuali, sia grandi realtà economiche e finanziarie. La “governance” europea, di fronte a queste sfide, deve sapersi attrezzare velocemente a tutela dei valori e di coloro che è suo compito rappresentare per partecipare appieno a queste nuove dinamiche.

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Quali le posizioni italiane sulla crisi dei migranti? Come va affrontata e gestita essa a livello europeo?

L’Italia e la Grecia sono Paesi del dialogo e dell’accoglienza, per la loro storia e per la natura dei loro popoli. Ma l’Europa verrebbe meno alla propria missione – e, a ben vedere, ai suoi stessi interessi – se continuerà di fatto a lasciarci soli alla sua frontiera, oggi così esposta. Non potremmo da soli continuare a reggere questa pressione epocale senza la solidarietà che ci è dovuta in termini di ricezione e di politiche in Africa e in Medio Oriente per la stabilizzazione dei flussi. La spinta da Sud verso Nord era stata del resto preconizzata da decenni da economisti e demografi, ma si è preferito troppo spesso ignorare questi avvertimenti, per assenza di visione e a causa di interessi di breve periodo e/o particolari.

 

*Intervista accordata a Stefanos Dimitriadis per “PUNTO GRECIA”.

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