Jorgos Skambardonis è nato a Salonicco nel 1953. Laureato in letteratura francese, ha svolto un’intensa attività di giornalista e pubblicista per la carta stampata, la radio e la televisione. È autore di documentari televisivi e ha firmato la sceneggiatura di Ola ine dromos, per la regia di Pandelìs Voulgaris, uno dei maggiori successi cinematografici greci degli ultimi trent’anni. Per la sua ricca attività di scrittore ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui, nel 1993, il Premio nazionale per la miglior silloge di racconti, il premio letterario della Fondazione Botsis (2010) e il premio Petros Charis dell’Accademia di Atene (2012). È autore di otto sillogi di racconti e di quattro romanzi. Nel 2015 dal romanzo L’ultimo rebetiko (titolo originale Ouzeri Tsitsanis) è stato tratto il film omonimo (Cloudy Sunday il titolo inglese) diretto da Manousos Manousakis. Suoi racconti sono stati tradotti in inglese, francese, tedesco, nederlandese e ceco. In italiano sono stati tradotti i racconti “La batteria fuori del piano regolatore” (in “Il racconto”, num. 21, gennaio-febbraio 1996) e “Sul pullman dell’aeroporto” (compreso nell’antologia Il vicino di casa, edizioni EmmeTi).

Nel suo libro L’ultimo rebetikoVassilis Tsitsanis, l’ultimo, grande esponente della musica rebetika, nel cuore della città di Salonicco apre una degustazione di ouzo, un “ouzerì”, frequentato dagli amanti del rebetiko ma anche da poliziotti, mercanti della borsa nera, spie, delatori e partigiani in incognito. La città per come lo era divenuta nei secoli vive i suoi ultimi giorni. Gli occupanti tedeschi hanno programmato la deportazione della folta comunità ebraica sefardita, rappresentata dalla giovane Estrella, arruolata nella resistenza, di cui il narratore del romanzo è innamorata. Nelle pagine del romanzo di Skambardonis rivive l’affascinante mosaico di Salonicco durante una delle fasi più difficili e decisive della sua Storia.

In questa intervista, Jorgos Skambardonis ci parla del valore di Vasilis Tsitsanis per la musica greca, del suo libro L’ultimo rebetikotradotto in italiano da Maurizio de Rosa, ma anche dello stato della letteratura greca oggi.

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Quale è, secondo Lei, la posizione di Tsitsanis nella musica greca ?

Vassilis Tsitsanis detiene una posizione di primo piano nel settore della musica popolare greca; non è un’opinione personale mia, ma qualcosa che tutti riconoscono. Tsitsanis segna un punto di svolta, è lui che prende il ‘’rebetiko’’ del primo periodo -una canzone ‘’chiusa’’, una canzone del carcere, dell’illegalità, dell’ haschisch e della rabbia- e lo innalza a una canzone cantata nei centri urbani. Lo rende accettabile da tutti i ceti sociali, allargando le sue tematiche, raffinando i suoi motivi musicali, fugando con audacia dalle tradizionali strade musicali e cambiando la struttura orchestrale. È anche da notare che Tsitsanis ha un’ispirazione fervente, un’enorme esuberanza creativa, ma anche una presenza sul palco quotidiana e forte per decenni. I suoi capolavori sono tanti e, dal periodo della guerra e poi, non c’è festa o taverna in Grecia tutte le sere senza le sue canzoni. Inoltre, le sue opere hanno influenzato in modo decisivo tutti i grandi musicisti greci dopo di lui, e rimangono anche oggi incomparabili.  Infatti, lui è sempre più amato.

Nel Suo libro “L’ultimo rebetiko’’ Lei fa riferimento alla presenza di Tsitsanis a Salonicco durante l’Occupazione tedesca ma anche la tragedia degli ebrei. Lei, che cosa sapeva di questa tragedia dalle storie dei suoi conoscenti?

La tragedia degli ebrei è un lato del libro. Il tema dominante è Tsitsanis e l’Occupazione. Per la questione ebraica, c’era e c’è ancora una ricca bibliografia, ma avevo amici di origine ebraica, come l’onorevole Alberto Nar, che mi forniva, sempre, con il materiale pertinente. Ma il periodo dell’Occupazione è segnato dalla multipla tragedia del popolo greco con centinaia di migliaia di morti e questo periodo marca anche l’inizio della guerra civile. In questo terribile vortice, proprio nell’occhio del ciclone, Vassilis Tsitsanis scrive la sua migliore opera pur vivendo una quotidianità marcata dall’ansia della sopravvivenza e dalla minaccia della morte.

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Cosa ne pensi del livello della letteratura greca oggi? C’è spazio per lo sviluppo e l’evoluzione di nuovi scrittori greci?

Prima di tutto è necessario avere un’opera importante. Questo è una questione di talento e di lavoro personale. Non è una questione di condizioni – se si pensa, ad esempio, le condizioni in cui Tsitsanis ha creato la sua musica. Anzi, direi che le difficoltà della vita e le cattive condizioni favoriscono l’arte. Ciò detto, le condizioni sono molto favorevoli, nel senso che oggi è più facile farsi pubblicare, e ci sono – attraverso i reti sociali – molte possibilità di pubblicazione o di pubblicità. Ma, come già detto: prima di tutto dobbiamo avere un’opera importante. Senza di questo non si può fare niente.

Ritiene che ci sia margine di espansione per la letteratura greca in un pubblico straniero?

Come sempre, ce n’è per tutti e tutto è possibile. Ma c’è bisogno di enti che si occupino, di assistenza statale, di denaro, di persistenza e dei sforzi a lungo termine. Non è facile. Non basta avere una buona dose di fortuna o un’opportunità; quando, per esempio, qualcuno si fa conoscere all’estero seguito a un film. Abbiamo bisogno di sinergie e di uno sforzo interpartitico, di un’aspirazione e un lavoro a livello nazionale, visionari e concreti.

Cos’è, per Lei, il Salonicco di oggi e cosa vorrebbe che rappresentasse?

Salonicco è una città magica. Un mito. Ma io amo molto anche Siena, Firenze e Roma – sono fortemente inammorato dell’Italia! La lingua italiana mi passiona, ma anche la musica, la pittura e il cinema italiano, sopratutto Felini e Pasolini. E sono felice che il mio libro sia stato tradotto in italiano.

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Testo: M.O.

Cura editoriale: A.K.