Il nostro ospite di oggi è Domenico Maddaloni, Professore di Sociologia presso il Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione dell’Università di Salerno.

Dottore di ricerca in Sociologia dello sviluppo, prima di assumere la sua attuale posizione presso l’Università di Salerno, Domenico Maddaloni è stato ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche dal 1997 al 2004. Lungo la sua carriera ha pubblicato numerosi saggi e articoli in diverse lingue su problematiche quali il mercato del lavoro, i sistemi di welfare, il mutamento sociale e politico, la globalizzazione e le migrazioni internazionali. Attualmente, il professore Maddaloni è anche responsabile della divisione di Sociologia di ATINER (Athens Institute for Education and Research), un’ associazione internazionale di studiosi e ricercatori che ha sede ad Atene.

Noi l’abbiamo incontrato in occasione della presentazione presso l’Istituto Italiano di Cultura di Atene del volume, da lui curato, “Italiani ad Atene, una diaspora molteplice”. Uscito nell’autunno dello scorso anno per i tipi di NovaLogos Edizioni, il libro è il frutto di una ricerca sul fenomeno dell’emigrazione italiana ad Atene. In questa intervista* ci racconta come è nato questo libro e ci fornisce un profilo sintetico della collettività degli espatriati italiani di Atene. Ci parla appunto delle loro principali caratteristiche socio-demografiche, dei motivi della loro partenza dall’Italia e del loro trasferimento in Grecia, dei loro percorsi d’inserimento sociale e lavorativo, delle difficoltà da loro affrontate nonché dell’immagine che essi hanno del loro nuovo Paese di residenza.

Il libro “Italiani ad Atene, una diaspora molteplice”, di cui lei è curatore, è frutto di una ricerca sul campo svolta nell’autunno del 2017 ad Atene. Dato che la Grecia non figura tra i Paesi-destinazione tradizionali dell’emigrazione italiana, quali motivi la spinsero a interessarsi alla diaspora italiana in Grecia?

I motivi di questa scelta in effetti sono molteplici. Citerei innanzitutto quelli scientifici. La riattivazione dei processi di emigrazione dal nostro Paese è un fenomeno recente, ma che ha già suscitato attenzione tra gli studiosi italiani di scienze sociali. Come è naturale, gli sforzi di ricerca si sono concentrati in primo luogo sulle destinazioni più frequenti: Londra e il Regno Unito, Parigi e la Francia, Berlino o Francoforte e la Germania, il Belgio, la Svizzera, gli Stati Uniti. Un profilo delle diaspore italiane recenti verso Paesi “minori”, in quanto destinatari di flussi migratori meno eclatanti, era invece ancora da scrivere. Dal punto di vista del gruppo di lavoro che abbiamo costituito presso l’Università di Salerno, una conoscenza più approfondita di questa corrente della nuova emigrazione italiana rappresentava una sfida interessante. Potrei tuttavia citare anche motivi personali. Da una parte, il mio amore per la Grecia – per le sue spiagge, per il suo clima, per la sua gente –, un amore, peraltro, condiviso ampiamente da tanti miei connazionali. Dall’altra, la mia collaborazione con un’associazione internazionale di studiosi e di ricercatori che ha sede proprio ad Atene e che già mi offriva l’opportunità di “pendolare” tra Italia e Grecia.

Per indagare sul fenomeno dell’emigrazione italiana ad Atene, accanto ad altre tecniche di rilevazione di dati, il gruppo di lavoro da lei coordinato ha realizzato anche una serie di interviste con espatriati italiani ateniesi. Ci vuole spiegare il perché di questa scelta metodologica? Quali I vantaggi di un tale approccio qualitativo?

La risposta a questa domanda sta nel fatto che, come ho detto in precedenza, la nuova emigrazione dall’Italia è un fenomeno recente e ancora relativamente poco conosciuto. Di fronte a fenomeni i cui contorni sono ancora da chiarire, gli studiosi di scienze sociali impiegano spesso delle strategie di ricerca che si basano sulle interviste qualitative: e cioè, su un numero limitato (ma comunque generalmente non inferiore a una trentina) di interviste ai protagonisti del fenomeno sotto osservazione, condotte in maniera relativamente libera a partire da una “griglia” di questioni da affrontare e che paiono rilevanti al gruppo di ricerca. Questo permette agli studiosi di chiarire meglio i diversi aspetti del fenomeno che occorre indagare. Nel nostro caso, i motivi delle partenze dall’Italia e quelli della permanenza in Grecia; le difficoltà affrontate nel percorso individuale di inserimento lavorativo e sociale nella nuova realtà di destinazione; le reti sociali di informazione, di solidarietà o di cooperazione che si vengono a formare per effetto di un processo migratorio; i rapporti con la società e la cultura di accoglienza; il giudizio sull’esperienza vissuta; i progetti per il futuro, eccetera. Come si può vedere, si tratta di un fenomeno molto complesso, in rapporto al quale non è facile operare delle scelte semplificatrici. Molto meglio, invece, descrivere in dettaglio la diversità di percorsi, di condizioni, di opinioni che emerge dalla collettività degli espatriati.

COPERTINA

In base alla vostra ricerca, quali motivi spinsero gli italiani di Atene a trasferire la propria residenza in Grecia?

I motivi per andare via dall’Italia e scegliere la Grecia quale destinazione possibile di un percorso di espatrio si rivelano molteplici. C’è innanzitutto una migrazione a carattere matrimoniale, dovuta alla formazione di coppie i cui partner hanno in partenza una diversa nazionalità. Ciò conduce alla formazione di una “seconda generazione” di espatriati, figli di coppie miste, il che costituisce un secondo gruppo di Italiani che vivono ad Atene. Ci sono persone che hanno scelto di venire in Grecia per fare un investimento, che può essere legato al settore immobiliare, al commercio o, ancora più spesso, al turismo, che come è noto è il comparto dell’economia dei nostri Paesi che non ha quasi conosciuto crisi e sta vivendo stagioni di crescita assai intensa. Ci sono lavoratori del terziario transnazionale: ovvero persone, generalmente dotate di un’istruzione universitaria, che si spostano da un Paese all’altro (e quindi anche dall’Italia verso la Grecia) in risposta alle esigenze delle imprese che una volta si chiamavano multinazionali, e che muovono i propri investimenti in funzione delle proprie convenienze. Ci sono persone, molte ancora in età da lavoro ma molte altre ormai in pensione, che invece possono scegliere la Grecia in quanto reputano questo Paese “un buon posto per vivere”, in funzione di uno stile di vita mediterraneo che intendono mantenere a dispetto delle crisi che attraversano i nostri due Paesi. E ci sono anche giovani ancora in formazione, che scelgono di vivere un periodo ad Atene per fare un’esperienza di lavoro e di vita che ritengono si potrà rivelare utile in futuro, anche se altrove.

Ci vuole dare un profilo sintetico della diaspora italiana ad Atene? Quali sono le principali caratteristiche socio-demografiche dei cittadini italiani residenti nella capitale greca?  

Un aspetto molto interessante della presenza italiana ad Atene è la sua notevole eterogeneità. Gli Italiani di Atene provengono dal Sud, ma anche dal Centro e dal Nord. Molti hanno un’età matura o persino avanzata, ma molti sono anche i giovani venuti di recente in Grecia. Alcuni sono senza lavoro, ma molti altri hanno un’occupazione, che può essere sia autonoma sia alle dipendenze, soprattutto nel terziario transnazionale di cui si parlava in precedenza. E ad Atene non emigrano soltanto gli uomini. Molto spesso infatti sono le donne italiane a prendere l’iniziativa e a venire in Grecia. Sotto altri punti di vista, tuttavia, l’emigrazione italiana ad Atene ha un profilo peculiare. Molto poche sono infatti le persone che non siano dotate di un’istruzione universitaria, e molto pochi anche i lavoratori manuali. Il mercato del lavoro greco in effetti non offre opportunità molto remunerative per questa fascia della popolazione attiva.

Come si trovano gli italiani ateniesi nel loro nuovo Paese di residenza e quale immagine hanno di esso? Le informazioni rilevate attraverso la vostra indagine attestano un percorso d’integrazione difficoltoso o no?

Parlando in generale, gli Italiani ad Atene si trovano bene. Della Grecia si apprezzano molto il paesaggio, il clima, la qualità dei rapporti sociali, le tradizioni culturali e spesso anche la gastronomia locale (benché molti ci tengano a difendere le eccellenze italiane in questo campo). L’approccio con la burocrazia greca non è facile, ma – se è per questo – neanche quello con la burocrazia lasciata in patria. I due Paesi sono molto vicini, e social media e voli low cost permettono di tenere facilmente i contatti con amici e parenti altrove. Di Atene, poi, si apprezza la qualità della vita che è quella tipica di una grande metropoli, una capitale europea al centro del Mediterraneo e tanto vicina alle coste dell’Egeo. L’aspetto forse più difficile nel percorso di integrazione degli Italiani è il rapporto con la lingua locale, dal momento che – come è noto – il greco non ha una radice latina come avviene per lo spagnolo. Probabilmente il momento nel quale scatta in maniera definitiva la trasformazione di un progetto individuale di espatrio in un percorso stabile di vita ad Atene è quello in cui si decide di imparare il greco. Molto utili anche i gruppi Facebook e in generale i contatti attraverso i social media, che consentono sia di muoversi all’interno della collettività dei connazionali ad Atene che di creare nuove relazioni sociali.

Alla fine, in cosa consiste la molteplicità della diaspora italiana ad Atene cui si fa riferimento nel titolo del libro?

Le ondate migratorie del passato erano distinte dalla marcata prevalenza di particolari categorie sociali, ad esempio quella del secondo dopoguerra era formata soprattutto da giovani maschi scarsamente istruiti, che emigravano dalle campagne alle città e dal Sud al Nord dell’Italia e dell’Europa in cerca di un lavoro nelle miniere o nell’industria. Quella attuale è invece distinta da una notevole eterogeneità, come abbiamo già potuto vedere. C’è anche una marcata divisione lungo linee di generazione, che rende difficile parlare di una “comunità” italiana ad Atene: si tratta piuttosto di una rete di reti, formate da Italiani ma anche da Greci e spesso da cittadini di altri Paesi. In questo collettivo di persone, insomma, possiamo trovare sia tentativi di rispondere alla crescente precarietà del lavoro e della vita nell’epoca della globalizzazione, del neoliberismo e della crisi, sia tentativi di vivere al meglio le opportunità offerte da questa stessa globalizzazione neoliberista e in particolare dalla comune appartenenza al contesto dell’Unione Europea.

 

*Intervista accordata a Stefanos Dimitriadis per “Punto Grecia”.

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