Dal 10 al 17 luglio 2016 la città di Istanbul ha ospitato la 40esima edizione del Comitato per il Patrimonio dell’Umanità. Si tratta dell’annuale appuntamento del Comitato che si riunisce per valutare ed approvare l’inclusione di nuovi siti nella lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Nonostante che la sessione di quest’estate si sia conclusa bruscamente a causa dei fatti avvenuti in Turchia, il Comitato ha pertanto aggiunto alla lista 21 nuovi siti che per motivi sia ambientali che culturali sono considerati di eccezionale importanza e, dunque, necessitano di attenzioni particolari.
Quest’anno la Grecia vanta l’inclusione del 18esimo sito greco nella lista World Heritage dell’UNESCO: tra i siti archeologici riconosciuti nell’ambito dell’edizione 2016 viene compreso anche il sito archeologico di Filippi.
L’antica città di Filippi (in greco Φίλιπποι) si trova nella provincia di Macedonia orientale nel nord della Grecia. Intorno alla metà del IV secolo a.C., dopo la conquista dell’antico insediamento di Crenides (Κρηνίδες) da Filippo II di Macedonia (nel 356 a.C.), la città prese il nome proprio dal re macedone che la fece ingrandire e fortificare allo scopo di farne un centro minerario.
Conquistata dai Romani nel 168 a.C., la città divenne celebre sopratutto per essere stato il teatro della storica omonima battaglia, combattuta nel 42 a.C., la quale oppose le truppe dei triumviri guidate da Ottaviano e Marco Antonio alle forze dei cospiratori e assassini di Giulio Cesare. L’esercito dei repubblicani Bruto e Cassio fu vinto, e Ottaviano, divenuto successivamente “Augusto”, eresse la città al rango di colonia: la Colonia Augusta Julia Philippensis.
Filippi fu altresì la prima città d’Europa ad essere evangelizzata da San Paolo. Sede della prima comunità cristiana nel continente europeo, alla quale Paolo indirizzò una delle sue famose epistole, la città svolse un notevole ruolo nei primi secoli del Cristianesimo. Fu inoltre un’importante centro fiorente anche in epoca bizantina. Tuttavia, la città venne occupata dai Latini durante la Quarta crociata e, in seguito, fu abbandonata.
Oggi Filippi è uno dei siti archeologici più importanti, più completi e più suggestivi nella Grecia settentrionale. Gli scavi condotti nell’area hanno portato alla luce numerosi monumenti, mettendo in evidenza la lunga storia e l’evoluzione della città dall’epoca ellenistica al periodo tardo bizantino. Dell’epoca antica e medievale si conservano importanti resti che offrono un panorama di arte e architettura sia antica che paleocristiana; tra di loro, l’acropoli e tratti delle mura di Filippo II, un teatro di notevoli dimensioni, un tempio e alcune basiliche. La Via Egnazia -la via che collegava l’Europa con l’Asia- costituiva il decumano massimo della colonia romana.
Secondo la decisione del Comitato per il Patrimonio dell’Umanità, la città di Filippi presenta un valore universale eccezionale e soddisfa i criteri necessari, vale a dire “costituire testimonianza unica o quantomeno eccezionale di una civiltà o di una tradizione culturale scomparsa” (criterio iii) e “offrire esempio eminente di un tipo di costruzione o di complesso architettonico o di paesaggio che illustri un periodo significativo della storia umana” (criterio iv). Il valore universale eccezionale della candidatura greca fu documentato sia sulla base del patrimonio archeologico ed architettonico dell’antica Filippi (criterio iii), che grazie alla presenza nella città di San Paolo, la quale segnò l’inizio del cristianesimo in Europa (criterio iv), si legge nel comunicato del Ministero della Cultura greco.
In occasione della riunione dell’UNESCO, una mostra temporanea dal titolo “Filippi: Un secolo di ricerche archeologiche” si tiene presso il Megaron Sismanoglio a Istanbul. L’esposizione, organizzata dalla Soprintendenza alle antichità di Kavala e Thassos, in collaborazione con la Scuola archeologica francese di Atene, sarà aperta al pubblico dal 18 al 29 luglio 2016.
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