In una ripida scogliera ad un’altitudine di circa 1.200 metri sul livello del mare, si situa il monastero di Sumela nella provincia di Trebisonda, con una storia di oltre mille anni. Un sito di grande significato storico e culturale, nonché un’importante attrazione turistica, si tratta di un simbolo del patrimonio greco del Ponto nella regione, mentre assume anche un’importanza religiosa per i fedeli greco-ortodossi. Il monastero, dedicato alla Vergine Maria, era costruito per ospitare una sua icona, ritenuta possedere proprietà miracolose.

Secondo la teoria più diffusa, il suo nome deriva dalla frase Sou Melá in lingua pontica, che significa “su Melas (montagna)”, dal nome greco del monte dove si trova il monastero, nei monti del Ponto. Una seconda teoria attribuisce il nome al colore scuro dell’icona stessa (Melas significa nero). Un’altra teoria etimologica collega il suo nome alla parola Laz, che significa “Trinità”.

Nel 2000, il Monastero della Vergine Maria di Sumela fu iscritto nella cosiddetta tentative list dell’Unesco. La municipalità metropolitana di Trebisonda ora mira a far iscrivere il monastero nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Nell’agosto 2010, il Ministero turco della Cultura e del Turismo ha autorizzato per la prima volta dopo 88 anni un servizio per la “Dormizione di Maria” (15 agosto) presso il monastero; il monastero ha poi operato come un museo, attirando numerosi turisti, con una santa messa che si tiene ogni anno il 15 agosto, per la festa della Dormizione.

Sumela è stata chiusa ai visitatori nel settembre 2015 per motivi di sicurezza a causa di un aumento delle cadute di rocce. Il progetto di restauro, iniziato nel febbraio 2016, ha incluso l’esplorazione paesaggistica, geologica e geotecnica e il rafforzamento delle scogliere. La prima fase dei progetti è stata completata nella primavera del 2019 e il sito è stato parzialmente aperto alle visite; nel luglio 2020, dopo il completamento dei lavori di restauro, il sito è stato di nuovo aperto al pubblico.

Storia

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La data esatta della fondazione del monastero non è conosciuta. Secondo la tradizione cristiana, ad un certo punto durante il regno di Teodosio I (379-395), i santi Barnaba e Sofronio, due monaci da Atene, riceverono un segno da Dio per cercare un’icona della Vergine Maria. Localizzarono l’icona nei monti del Ponto, vicino ad una fontana nelle scogliere sopra la valle dell’Altindere. Circa nel 386 iniziarono la costruzione di una chiesa per ospitarla e di due celle monastiche.

Secondo le fonti, il generale Belisario ne intraprese il restauro e l’ampliamento per volere dell’imperatore bizantino Giustiniano I, nel 6° secolo. Il monastero salì alla ribalta nel 13° secolo, dopo che la dinastia dei Comneni, discendenti di un imperatore bizantino deposto, proclamò l’Impero di Trebisonda (1204-1461) nell’area del Ponto, dichiarandosi i veri eredi dell’impero bizantino. Si ritiene che fosse in quel momento che il nome “Sumela” ha cominciato ad essere utilizzato per il sito.

Il monastero ha preso la sua forma attuale durante il regno di Alessio III di Trebisonda (1349-1390); secondo la leggenda, la Vergine Maria aveva salvato il giovane Alessio durante una tempesta. Alesso fu poi ordinato di ricostruire il complesso del monastero. Nel 1365, una bolla d’oro emessa da Alessio esonerava il monastero da tutte le tasse e tributi imperiali, così come da quote esistenti e future, dalla giurisdizione e dall’autorità dei duchi locali e dagli obblighi militari e finanziari.

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Dopo la conquista di Trebisonda da parte degli Ottomani nel 1461, i sultani emanarono decreti che confermavano i diritti del Monastero di Sumela. Anche i Principi di Valacchia si interessarono a Sumela dalla seconda metà del 18° secolo in poi e spesso offrirono il loro sostegno e aiuto finanziario.

Nel 1682 fu fondata la Scuola di Trebisonda, un’ istituzione educativa greca, con scopo principale la coltivazione dell’identità nazionale e religiosa delle comunità greche locali; la Scuola fu ospitata nel monastero di Sumela fino al 1902, quando fu trasferita in un nuovo edificio nella città di Trebisonda.

Circa nel 1860, con la costruzione di nuove strutture, un grande complesso di edifici fu creato con stanze di preghiera e dormitori per i pellegrini. Rinomato per la sua icona miracolosa e la fontana sacra, ma anche per il meraviglioso scenario naturale del sito, il monastero divenne una delle principali destinazioni di pellegrinaggio greco-ortodosso e tale rimase fino all’inizio del 20° secolo.

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Nel 1923, l’impero ottomano crollò e la Repubblica turca indipendente fu fondata da Ataturk. Le popolazioni greche e greche del Ponto dell’Asia Minore furono espulse e il monastero di Sumela fu abbandonato. Le sue parti in legno furono distrutte da un incendio, mentre ulteriori distruzioni furono inflitte agli edifici e ai murales da saccheggiatori e cacciatori di tesori negli anni che hanno seguito. Nel 1972, il monastero, ancora in rovina, fu rilevato dal Museo di Trebisonda e negli anni ’80 iniziarono i lavori di restauro. Negli anni 2000, Sumela è diventata di nuovo una meta popolare di turismo religioso e turistico, fino al 2015, quando si è chiusa per restauro.

L’icona della Vergine Maria ed altre reliquie sono stati nascosti dai monaci prima che dovessero abbandonare il monastero. L’icona è stata successivamente recuperata, trasportata in Grecia nel 1931 e collocata nel Museo Bizantino e Cristiano di Atene. Nel 1952 fu custodita nella chiesa di Panagia Soumela appena fondata nel villaggio di Kastania, nei monti Vermio, nel nord della Grecia.

Il complesso del monastero

Il monastero di Sumela è costruito su una ripida scogliera; ci si arriva tramite un sentiero ripido nel bosco; l’accesso all’edificio avviene da una scala lunga e stretta. La chiesa nella roccia è il nucleo del complesso del monastero di Sumela e la sua parte più antica e storica. È il luogo in cui si suppone sia stata trovata l’icona. Una piccola cappella adiacente fu aggiunta in epoca successiva.

Le pareti interne ed esterne della chiesa sono ricoperte di affreschi raffiguranti scene bibliche tratte dalle vite di Gesù Cristo e della Vergine Maria. Gli affreschi della cappella furono dipinti su tre livelli in tre periodi differenti; quelli visibili oggi per lo più risalgono al 18° secolo. Affreschi più antichi dell’epoca di Alessio III di Trebisonda sono stati distrutti o coperti da altri più recenti. Gli affreschi hanno subito danni estesi a causa di atti vandalici nel corso degli anni.

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Il grande acquedotto all’ingresso, che forniva l’acqua al Monastero, è costruito contro il lato della scogliera. L’acquedotto presenta numerose arcate in gran parte restaurate. C’è una stanza delle guardie accanto all’ingresso. Le scale conducono da lì al cortile interno. Sulla sinistra, davanti ad una grotta, ci sono diversi edifici del monastero. C’è una biblioteca sul lato destro.

In fondo al cortile uno stretto corridoio si estende sopra una stretta roccia sporgente e da questo punto un imponente edificio contiguo alla parete rocciosa si estende nella direzione opposta. Questa parte del complesso, che colpisce di più se vista da lontano, è l’edificio principale del monastero dove vivevano i monaci.

Testo originale in inglese via Greek News Agenda