Al Louvre, fino al 15 giugno 

Il Museo del Louvre invita i visitatori a “riscoprire un capolavoro, d’arte la “Nike di Samotracia, che è il monumento più famoso del museo”, scrive l’invito dell’exposizione  aperta al pubblico dal 5 marzo. La mostra, intitolata “Nike di Samotracia, reinventare un capolavoro” si svolgerà fino al 15 giugno. La brillante figura di Nike con orgoglio dopo la sua ultima conservazione sul pianerottolo della monumentale ”scala Daru”, che – con i propri 32 gradini – conduce al primo piano. 
Nel contesto della mostra che si ospita presso la camera «Sully» del museo, sono in esposizione testi, fotografie, rilievi in marmo e altri ritrovamenti; addirittura, in un video tridimensionale del tempio dei Grandi Dèi” in Samotracia si dipana la storia di un’isola greca nel 2o secolo aC e la più incredibile avventura di una statua di epoca ellenistica, fino alla sua venuta al Louvre. La straordinaria opera d’arte, databile intorno al 190 aC, ha un’altezza di 2,75 metri insieme con le sue ali e 5,58 metri con la prua della nave di marmo dove è fissato. Si tratta di una delle tre Nike con ali, trovate nel tempio dei “Grandi Dèi” di Samotracia. Nell’iconografia antica, la Nike indica la Vittoria alata. La Vittoria è una divinità greca, ritenuta figlia di Zeus e talvolta associata ad Atena, il cui culto aveva ricevuto un nuovo impulso dalle fortunate campagne militari di Alessandro Magno. Un vento impetuoso investe la figura protesa in avanti, muovendo il panneggio che aderisce strettamente al corpo e crea un gioco chiaroscurale di pieghette dall’altissimo valore virtuosistico, in grado di valorizzare il risalto dello slancio. Scoperto gradualmente nel 1863 dalla spedizione archeologica guidata dal vice-console di Francia in Adrianopoli Charles Sampouazo, mentre nel 1875 è stato individuato e l’arco in marmo che faceva parte del monumento (probabilmente un insieme di una dea e una nave), che inizialmente è stata considerata di essere una tomba. L’ignoto artista della statua aveva utilizzato il bianco marmo di Paros per costruire la dea alata e il grigio marmo di Lindos per la prua. La statua si ritiene che è caduta e si è rotta dopo un forte terremoto nel 6 dC secolo. A Parigi, ha raggiunto la prima parte della statua l’11 maggio 1864, su iniziativa del vice-console francese a Istanbul Charles Souampouazo. Egli ha ripetutamente tornato sull’isola per scavi, cui sono stati completati da altre le spedizioni di austriaci e americani.