A pochi chilometri di distanza a ovest dell’odierna Sparta in Laconia, si stagliano sullo sfondo del Monte Taigeto le rovine medievali della famosa cittadella bizantina di Mistrà (gr. Μυστράς). Definita un’epoca la “meraviglia della Morea”, la città di Mistrà fu nel 1989 dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e costituisce oggi la città-castello bizantina meglio conservata della Grecia.

Storia di Mistrà

Le origini di Mistrà affondano nel basso Medioevo, quando nel 1249 – in un evento rientrante nel contesto della Quarta Crociata – il Principe di Acaia, il francese Guglielmo II di Villehardouin, decise di costruirvi sull’omonima collina un castello, che di lì a poco sarebbe diventata il cuore della fiorente città tardobizantina di Mistrà. Con quest’atto Guglielmo voleva consolidare il suo dominio nella Morea, che però non era destinato a durare a lungo. 

Nel 1259, in un evento decisivo per la ricostituzione dell’Impero bizantino, Michele VIII Paleologo, fondatore della dinastia dei Paleologhi, sconfisse nella battaglia di Pelagonia le forze unite del principato d’Acaia, del despotato d’Epiro e del regno di Sicilia. Durante questo scontro, il cui esito spianò la strada per la riconquista di Costantinopoli nel 1261, Guglielmo II di Villehardouin fu fatto prigioniero e liberato solo dopo aver ceduto nel 1262 le fortezze di Mistrà, Monemvasia e Maina nel Peloponneso meridionale.

D’allora in poi, prima come sede dello stratego del tema (provincia bizantina) del Peloponneso e a partire dal 1349 come capitale del Despotato di Morea (detto anche di Mistrà), il luogo diventa una delle più importanti città dell’Impero bizantino dal punto di vista culturale, economico e politico. Fin dal momento della sua costruzione, ai piedi e al riparo del castello aveva cominciato ad affluire dalla pianura circostante un sempre crescente numero di persone dando così vita al primo centro abitato di Mistrà, presto dotato di una cinta muraria. Negli anni che seguirono, la città entrò in un periodo di relativa pace e sviluppo, durante il quale si espanse e si fortificò ulteriormente, conoscendo una straordinaria crescita e addirittura diventando polo d’attrazione per una folta schiera di artisti, scienziati, dotti e filosofi e uno dei maggiori centri dell’arte e della cultura bizantina, che tra le mura e le strade acciottolate di Mistrà visse i suoi ultimi splendori. Tanto per farne un nome, a Mistrà trascorse gran parte della sua vita anche il celebre filosofo neoplatonico Giorgio Gemisto Pletone  (1355 circa – 1452), che ebbe un ruolo fondamentale nella riscoperta dell’opera platonica da parte degli umanisti del primo Rinascimento, e tra i cui allievi ci fu anche il filosofo, umanista e futuro cardinale Bessarione. 

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Di questo luminoso passato della città ne rendono ancor oggi testimonianza i numerosi palazzi, chiese, e affreschi che, conservati nel sito archeologico di Mistrà, evocano in maniera suggestiva quell’epoca che costituì il canto del cigno della civiltà bizantina. 

Nel 1460, con la conquista della città da parte degli ottomani, questa fase di grande rigoglio culturale arrivò al suo termine. Nei primi secoli sotto il controllo ottomano, tuttavia, Mistrà proseguì la sua crescita economica e diventò uno dei più importanti centri commerciali della seta nel Mediterraneo. Oltre a un breve periodo durante il quale la città passò ai veneziani (1687-1715), il dominio ottomano durerà fino allo scoppio della Rivoluzione greca quando Mistrà sarà uno dei primi castelli ad essere liberati dai patrioti greci nel 1821.

Con la fondazione della moderna Sparta nel 1834, gli abitanti di Mistrà presero a trasferirsi nel nuovo centro urbano e la città-castello rimase spopolata. 

Descrizione 

Mistrà è costituita dal castello medievale e dall’insediamento fortificato circostante, all’interno del quale si trovavano numerose case, palazzi, chiese, cappelle e monasteri. In cima alla collina, una propaggine del Monte Taigeto, si trova il castello, chiamato Kàstro, dotato di una doppia cinta fortificata intervallata da torri quadrate o cilindriche. Sulle pendici della collina si trova il borgo di Mistrà, che comprende la Città alta (Chòra o ‘Ano Chòra), la Città bassa (Messochòra o Kàto Chòra) e la città esterna. La città alta si è sviluppata a partire dal XIII secolo e gravita attorno a un complesso di edifici chiamato “i Palazzi dei Despoti”. Nella Mesochora, anch’essa circondata da mura, ci sono case e chiese che sono state costruite fino al tardo periodo bizantino. Nella cosiddetta periferia della città, oggi rimangono solo alcune rovine. 

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L’architettura ecclesiastica di Mistrà

Mistrà è anche caratterizzata dal gran numero di chiese tardo-bizantine che si possono vedere in tutta la zona. Esempi eccezionali dell’architettura che fiorì durante il periodo del cosiddetto Rinascimento paleologo, i monumenti ecclesiastici di Mistrà appartengono nella loro maggioranza allo stile denominato “tipo misto di Mistrà” (in cui una basilica a tre navate nella parte inferiore si trasforma in una chiesa a croce greca inscritta in un quadrato a cinque cupole). Tra questi, la più antica è la cattedrale (Mitropolis) di Aghios Dimitrios, costruita intorno al 1270, ove nel 1449 fu incoronato imperatore Constantino XI Paleologo, ultimo imperatore bizantino. Dietro la cattedrale si trova il Convento di Pantanassa, le cui monache sono oggi le uniche abitanti della zona. Tra gli altri monumenti religiosi di interesse ci sono inoltre il monastero di Perivleptos (XIV secolo) ornato di bellissimi affreschi, che sono tra i più importanti dell’arte tardo-bizantina, la cappella di Aghia Sofia (XIV secolo) all’interno del castello, che vanta un pavimento di marmo intarsiato unico nel suo genere, e le chiese di Odighitria (XIV secolo), Evanghelistria (XV secolo), Aghios Nicolaos (XVII secolo) e Aghios Teodoros (XIII secolo).

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La chiesa di Aghios Dimitrios/ Foto di Ed88, Mistra 12, CC BY-SA 3.0, Wikimedia Commons

Nel complesso della cattedrale si trova anche il Museo di Mistrà, che ospita nelle sue sale espositive una serie di importanti reperti bizantini, tra cui sculture, manoscritti, gioielli, indumenti e scarpe, oltre a rari abiti di seta e oggetti di uso quotidiano.

Fonti:
 

s.d.

 

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